Tre stagioni di De Zerbi – i NUMERI

Potremmo celebrare il triennio del tecnico bresciano, con frasi strappalacrime o retorica da tifosi che ogni tanto non disdeginamo, ammettiamolo. Ma noi vogliamo rendere grazie a De Zerbi con la fredda matematica e l’incontrovertibilità che solo i dati sanno conferire.
Tre anni di De Zerbi sono stati un’avventura incredibile, partendo da quella calda estate del 2018 dove arrivava nu tecnico arrembante appena retrocesso all’ultimo posto della Serie A. Passando per una stagione a sorpresa dove il pubblico si è accorto del grande lavoro, delle belle idee, del divertimento e della preparazione dietro a ciò che si vedeva in campo. E a volte con qualche malumore di troppo. Poi attraversando la pandemia e uno dei momenti più storici degli ultimi 50 anni, si è arrivati alla ripartenza e a questa ultima eclatante stagione.
La stagione dei record, in cui non solo il tecnico si è potuto togliere qualche soddisfazione e qualche sassolino dalla scarpa, ma anche qualche giocatore e persino la società. Dopo un’Europa che sembrava il sogno di una notte di mezza estate, il Sassuolo è tornato a far parlare di sé, ed è per questo che è giusto analizzare i numeri.
Perché basta vedere i più semplici indicatori e metterli in fila per accorgersi di quanto sono stati straordinari questi anni.
114 panchine in Serie A, senza saltarne nemmeno una per squalifiche o malanni generali, purtroppo anche sei partite in Coppa Italia non brillanti (3 la prima stagione, fuori con il Napoli, 2 la seconda fuori contro il Perugia e l’eliminazione subitanea contro la SPAL). L’unico aspetto positivo è che così sono 120 partite tonde tonde, per le quali è stato per la maggior parte (94 partite su 114) il più giovane tecnico della massima serie.
40 vittorie, 36 pareggi e 38 sconfitte per un totale di 156 punti totalizzati. In questi tre anni il Sassuolo di De Zerbi è stata l’ottava squadra nella classifica punti complessivi, certificando la scalata di posizione della squadra e pur partendo da una prima stagione non entusiasmante. Sopra proprio la Roma, a 198, a testimoniare il gap fra le sette sorelle come argomento reale del nostro calcio. Sotto la Sampdoria, con ben 147 punti molto vicina e che beneficia del fatto che il Verona mancasse nella stagione 18/19.

Anche per media punti, in base alle partite giocate dalle squadre in questi tre anni, saremmo ottavi con 1,35 punti sotto la Roma a 1,74 ma davanti sempre a Samp ed Hellas. In sostanza, non è riuscito l’assalto al settimo posto, ma l’ottavo è abbastanza consolidato.
Il Sassuolo è stata anche l’ottava forza per gol fatti, stavolta con un gap inferiore rispetto la settima (il Milan a -6) e superiore dalla nona (sempre la Samp a +12). Questo testimonia l’attenzione alla fase offensiva, con numeri quasi da big, e fa notare anche l’incredibile triennio di Gasperini all’Atalanta con una media di 2,35 gol partita.
Arrivando ai gol subiti, qui un po’ duole la graduatoria perchè siamo 14°, molto in fondo logicamente prendendo il numero di gol subiti mediato per le stagioni disputate. Il Sassuolo ha registrato una media di 1,63 gol fatto ogni partita, ma 1,57 gol subiti. Praticamente parità visto che complessivamente parliamo di una differenza reti di soli 5 gol nel complesso delle tre stagioni.
Qui nessuna sorpresa, solo dimostrazione di quanto visto sul campo, ovvero di un Sassuolo capace di avvicinare una media gol da prime squadre solo prendendosi i “rischi” derivanti dalla costruzione verticale del gioco. Questo è stato forse il tema più dibattuto nei caffè sassolesi, con la vecchia guardia del tifo certamente abituata ad una maggior attenzione alla fase difensiva e un po’ carente di nozioni sullo sviluppo del calcio europeo. Va detto, infatti, che dal lockdown il numero di gol è aumentato, nel bene e nel male. Personalmente, meglio vedere una partita aperta ed in bilico piuttosto che uno 0-0 scialbo che in tempi remoti avremmo definito “partita perfetta“.
Ah, a proposito di 0-0. In queste tre stagioni sono state in tutto 9 le partite finite a reti inviolate (8% circa fra tutte quelle disputate) di cui 5 in realtà nella prima stagione e solo 2 a testa nelle successive. Curiosamente è successo per ben due volte con tre squadre: Udinese (ma dai), Sampdoria e … Roma!
Vediamo ora i dati della squadra stagione per stagione, per capire la crescita concretizzata dal lavoro di De Zerbi e il suo staff.
Un cavallo di battaglia del dottor Squinzi era “dieci punti in più dell’anno scorso”. Un numero simbolico, tipico del lessico aziendale che predilige l’algebra divisibile per cinque, che nel calcio si traduce in 3 vittorie e un pareggio additivi ogni stagione. Un obiettivo che De Zerbi ha praticamente centrato come il Difra, in maniera quasi matematica. Osservando la progressione possiamo anche capire cosa rappresentino 10 punti.

La prima stagione era partita molto forte, ricorderete forse l’exploit contro Inter e i cinque gol contro il Genoa con una partenza che aveva visto il Sassuolo lanciato verso la zona alta. Ecco, la fiammata del primo De Zerbi si era poi spenta in maniera quasi preoccupante, l’addio di Boateng a gennaio aveva dato un colpo forte alla creatività e la stagione si era fermata. La seconda era partita in sordina e poi ha avuto come ricorderete il boost del turbo-campionato post covid che aveva quasi fatto sperare nell’impresa. Quella attuale, infine, ha avuto una buona partenza, un momento di stasi quasi “fisiologico” potremmo dire fra la 15° e la 25° e poi la grande ripartenza come la scorsa.
Comunque è netto il miglioramento in termini di punti ed andamento, andando così a centrare l’obiettivo del dottor Squinzi e, a completamento di tutto, il record di punti in Serie A per il club in questa ultima stagione. Fa strano pensare di aver conquistato l’Europa 4 anni fa con un punto in meno e due posizioni in più sul tabellone. Dobbiamo considerare che il livello di questo campionato si è nettamente alzato sia tecnicamente che tatticamente.
Più parlante può essere il dato di xGoals progressivi per stagione, per misurare la capacità della squadra di creare occasioni da goal in ogni annata.

Dal grafico si può vedere come la stagione attuale sia stata sempre sopra la quota realizzativa delle precedenti, e anche qui, con l’eccezione della stasi 15-25, le stagioni sono state via via migliori. Eppure il Sassuolo “macchina da gol” visto nel campionato post covid ha avuto una grande media realizzativa, riuscendo a concretizzare molto bene le occasioni create (qualcuno ha detto Ciccio?). Per questo rimane la stagione con più gol realizzati di sempre: ben 69.
Il Sassuolo di questo terzo anno ha segnato meno gol (64) ma più xG rispetto alle altre due (61,65 vs 53,42 vs 49,76). In sostanza nelle prime stagioni c’è stata una “overperformance” realizzativa certamente imputabile anche alla bravura degli attaccanti, mentre in questa siamo stati meno fortunati o chirurgici andando a raccogliere praticamente tutto quello creato. Un trend comunque positivo per quanto riguarda la creazione di azioni di valore, che è sempre migliorato nel triennio, al di là della realizzazione.
E attenzione ai gol subiti, o meglio agli xG subiti perchè anche qui andiamo a considerare l’indicatore che pondera le occasioni concesse alla pari di quelle realizzate.

La seconda stagione era andata molto peggio rispetto alla prima, e infatti alla fine della corsa abbiamo subito più gol in assoluto nel complesso dei tre anni (ben 63, avevamo fatto peggio solo la prima stagione in A con la salvezza raggiunta all’ultimo). Questa situazione si rispecchia anche negli xG subiti, 61 il primo anno e 65 il secondo. Ma questa stagione ha nettamente invertito il trend.
Fin da subito il Sassuolo 20/21 ha mantenuto molto inferiore alla sua media la quota di occasioni concesse e conclude meritatamente il campionato con “sole” 53 reti subite (54,76 xG subiti, quindi anche qui una giusta performance). In particolare si può osservare l’inversione di tendenza nella curva del finale di questa stagione, che è andata a creare una delle migliori serie difensive di tutto il Sassuolo targato Deze. Lo vediamo qui sotto.

Mettendo a grafico tutte e tre le stagioni come storico, possiamo osservare la tendenza netta all’aumento degli xG creati e alla diminuzione degli xG subiti. Una tendenza che raggiunge il suo “break even” proprio all’inizio dell’annata 20/21 considerando questi tre anni come intervallo, ovviamente.
In sostanza possiamo dire che sì, ha ragione De Zerbi, il suo Sassuolo ha nettamente toccato l’apice con questa stagione, in particolare con questa ultima parte in cui non solo ha creato di più, ma anche concesso meno. Questo può essere dovuto anche al fatto per cui le squadre del mister bresciano sembrano dare il meglio nel finale di stagione, ma tant’è. Con solo 8 gol subiti nelle ultime 9 partite, siamo andati decisamente in crescendo nell’attenzione difensiva tanto cara ai nostri padri. E a livello qualitativo abbiamo potuto notare felicemente anche una drastica riduzione degli errori singoli che spesso regalavano gol agli avversari.
“Sono fortunato perché sono errori tecnici e non tattici” disse il Deze in conferenza rimarcato sull’ennesima sbavatura difensiva che aveva scoperto il fianco. Il tempo gli ha dato ragione dal momento che anche i più criticati come Chiriches si sono ritrovati al centro di ottime partite. Sintomo di una voglia di crescita che è arrivata ai singoli, non si è fermata al collettivo.
Interessanti possono anche essere i dati riguardanti i tiri in porta e la loro conversione.

Tiri effettuati, tiri in porta e gol fatti sono tendenzialmente aumentati, ma senza una notevole incidenza. Piuttosto la conversione dei tiri (qui intesa come il numero di gol ottenuti in rapporto a tutti i tiri effettuati) è andata via via crescendo, assieme alla xConversion Rate, cioè quella che anzichè i gol prende gli xG.
Questo grafico storico evidenzia i due periodi di grazia vissuti, ovvero la ripresa in estate della stagione 19/20 e l’avvio della 20/21 in cui sostanzialmente entrava in porta ogni tiro. Ma anche la fine di questa stagione non è da sottovalutare più che altro per la costanza con cui gli indicatori sembrano salire ininterrottamente dalla 13°giornata circa.
Unico aspetto negativo: sembra diminuita l’efficacia del tiro. A fronte di un aumento della precisione dei tiri (qui intesa come tiri in porta su tiri effettuati, per capire al di là della potenza ogni volta che si becca la porta) in tendenza, possiamo osservare un peggioramento del trend dell’efficacia, cioè del rapporto fra gol e tiri in porta (non tiri totali come visto prima).

Questo testimonia che la maggior ricerca del tiro da fuori visto di recente, a causa dei muri spesso eretti dagli avversari, ha avuto il paradossale effetto di affinare la nostra precisione alla conclusione, ma di farci peggiorare nella conversione del tiro in porta.
Dal momento che se non tiri in porta non segni, qualcuno potrebbe chiedersi come è possibile aver migliorato la CR dei tiri totali, ma aver peggiorato il rapporto dei tiri in porta. Questo è semplicemente un risultato matematico che possiamo spiegare con un esempio semplice.
Se in una partita totalizziamo 10 tiri, di cui 1 in porta e 1 gol allora abbiamo un CR del 10% e un’efficacia del 100%, a fronte di una precisione del 10% (1 tiro in porta su 10, pari ai gol). Se in quella dopo effettuiamo 9 tiri di cui 2 in porta e un solo gol osserviamo che: il nostro CR è aumentato perchè per fare un gol abbiamo usato 9 tiri anziché 10, la nostra precisione è aumentata perché abbiamo centrato lo specchio 2 volte su 9 invece che 1 su 10, ma l’efficacia del tiro è diminuita imbucando solo 1 gol su 2 tiri in porta.
Questo è quello che è successo al Sassuolo che può essere interpretato come un aver preso tiri sempre migliori, anche grazie agli scarichi dietro la linea di pressione, ma non efficienti. Il tiro da fuori area ne è una probabile spiegazione, con i nostri centrocampisti sempre più bravi a centrare la porta, ma con effetti ovviamente non sempre pericolosi. Ne abbiamo avuto un esempio con Kyriakopoulos che dopo 24 tiri effettuati in stagione (1,48 ogni 90 minuti, praticamente un bombardiere) è riuscito a fare gol solo all’ultima giornata.
Possiamo inserire come controllo anche le prestazioni dei portieri, ma questo viene mediato nel rapporto fra gol ed xG nel quale non vediamo grande differenza. Abbiamo raccolto quanto meritato, su questo possiamo abbastanza essere tranquilli.
Ma abbiamo un ulteriore indice che ci può testimoniare la crescita della squadra, ovvero l’indice di pressione. Solitamente nel calcio si registra la pressione con il PPDA, ovvero il numero di passaggi che gli avversari ci concedono nella nostra metà campo: più ce ne concedono, meno ci stanno pressando (o peggio). Questo numero si esprime in passaggi, ma può essere messo in % se confrontato con quello degli avversari, per far capire meglio chi pressa di più e chi meno.

Qui il dato non è progressivo ma mediato ogni cinque giornate, visto che il dato è spesso molto altalenante nelle diverse partite. A livello di media stagionale otteniamo che dopo il 52,2% ottenuto la prima stagione, il Sassuolo ha aumentato il suo livello di pressione al 56,7% la seconda stagione fino ad arrivare a 63,1% in questa. Un aumento anche qui continuo ed incredibile nella sua evidenza grafica.
L’indice si spiega anche in un altro senso, ovvero le squadre avversarie ci hanno pressato meno. Vedendo le partite è forse questo il motivo dietro al miglioramento, in alcuni match stagionali ci sono stati concessi un numero abnorme di passaggi: lo Spezia 28 per azione all’andata, il Milan 24, l’Udinese 28 e l’Inter addirittura 31 al ritorno. Nel triennio è il dato più alto e lo abbiamo registrato contro i campioni d’Italia.
Delle 10 partite in cui gli avversari ci hanno concesso più passaggi in costruzione, 8 si sono giocate in questa stagione.
Qualcuno potrebbe obiettare che ecco, è così che si affronta De Zerbi, chiudendosi e aspettandolo, ma a vederla tutta non sembra esserci una correlazione sfavorevole tra la pressione e il risultato. Certe squadre non ci hanno pressato e l’hanno portata a casa, altre hanno perso forse perchè non sono proprio fisicamente riuscite a pressare. Il conto dovrebbe chiudersi pensando agli indicatori visti prima, ovvero goal, xG, xG subiti e tutto il resto. In questi tre anni il Sassuolo è salito di prestazione, quindi è escludibile che la tecnica di “far giocare il Sassuolo” abbia portato mediamente buoni risultati agli altri.
Va bene, lo so, volete anche i dati sul possesso palla. Dopo basta.

In questi tre anni il Sassuolo è stata la SECONDA squadra in Serie A per possesso palla con una media del 55,8% dietro solo al Napoli a 56% tondo tondo. Non è poco, ma è ancora più straordinario se unito al dato di Precisione dei Passaggi, all’86,2% di media nei tre anni e al terzo posto in tutta la Serie A, dietro Napoli e Juventus.
Questa media così elevata (ricordiamo che stiamo parlando del Sassuolo che gioca con un monte ingaggi di tre volte inferiore a Roma, Napoli o Milan) è dovuta anche qui ad una crescita. Sembra quasi ormai assurdo dirlo di nuovo. Il possesso palla è stato 53,1% il primo anno (7°posto), 56,1% il secondo (3°posto) e 58,2% in questa stagione appena ultimata. Ovviamente al primo posto.
Idem la precisione dei passaggi, 84% il primo anno, 86,8% il secondo e 87,8% il terzo andando rispettivamente al quinto, terzo e secondo posto.
Diciamolo alla fine e in maniera chiara: NON è normale migliorare tutte le cose tutti gli anni.
I giocatori ovviamente non sono stati immuni da questa rivoluzione, anzi hanno logicamente contribuito a creare quel circolo virtuoso in cui non sai se sia la prestazione del calciatore ad aver realizzato il piano dell’allenatore o la strategia del mister ad aver esaltato le performance individuali. Alcuni hanno raggiunti picchi di prestazione per cui francamente non servono molti dati.
Non ci dilungheremo tuttavia sui loro numeri, affronteremo il tema a parte (qui se vi interessa Consigli, ad esempio) . Per ora restiamo fissi su quello che è emerso a livello di club, di società e di squadra, ovvero una squadra che è costantemente cresciuta per tre anni di fila, raggiungendo importanti attestazioni come certamente l’interesse della Puma, i tanti articoli della stampa estera dal NYT al Guardian. Una società che ha investito in infrastrutture con il Mapei Center inaugurato poco prima del Covid.
Dopo un anno di covid-crisi, il valore della rosa è passato da 168 a 226 milioni di euro, con un solo bilancio in rosso proprio di recente a causa della pandemia. I giocatori su cui il tecnico ha lavorato sono ineccepibilmente migliorati e al contrario di molti allenatori che lasciano la terra bruciata dopo il loro passaggio, spremendo al limite le energie psicofisiche della rosa, sembra che De Zerbi abbia lasciato un’eredità.
Una rosa competitiva, chi vorrà restare si vedrà, capace di attestarsi ai massimi livelli di un campionato onestamente tornato in auge rispetto all’era DiFrancescana. Una società dal bilancio sano, che non si è strappata i capelli per rincorrere questo o quel fenomeno di mercato. Una tifoseria contenta e forse ormai “viziata” dal gioco visto.
Il successo di De Zerbi sarà testimoniato dal fatto che d’ora in poi il suo lavoro sarà metro di paragone per tutti coloro che siederanno sulla nostra panchina. Ai quali auguriamo ovviamente, come voleva il dottore, dieci punti in più.