Perdere 7-0

Sono passati parecchi anni, e sono successe tante cose. Eppure certe ferite fanno fatica a rimarginarsi, certi fantasmi non ne vogliono sapere di scomparire e lasciarti in pace. Certe sensazioni rimangono impresse più a fondo che nella pelle, e ogni tanto ritornano.
Era Settembre del 2013, il 22, una domenica alle 12:30, uno dei primi lunch-time della Serie A. Era un giornata di sole a Reggio Emilia, una giornata destinata a rimanere impressa come un marchio di vergogna. Era la giornata del 7-0 dell’Inter.
Su come raccontare cosa abbia voluto dire per un tifoso del Sassuolo subir tale batosta, mi sono interrogato più volte: come testimoniare l’altalena di cosa è successo nel mio animo?
Grazie ad una puntata di Scrubs, ho scoperto la saggezza de “le cinque fasi del lutto” della dottoressa Elisabeth Kubler Ross, una psichiatra svizzera capace di sintetizzare ottimamente le varie transizioni che ognuno affronta a causa di una tragedia.
Ecco, quello vissuto il 22 Settembre 2013 è decisamente qualcosa di simile ad un lutto, ovviamente in senso sportivo. A queste fasi aggiungerei solo la premessa di come si arrivò a quella Caporetto destinata a fare la storia.

FASE 0 – LE ATTESE
Come si era arrivati a quella partita non era scontata, facciamo una lieve presentazione in stile Willi E. Coyote in cui i personaggi si fermano e il narratore li presenta.
L’Inter era stata appena affidata a Mazzarri, il presidente era Massimo Moratti (esatto, quello prima di quello prima) e c’erano alte speranze che i nerazzurri potessero ostacolare la Juve, fresca campione d’Italia per la prima volta. La squadra però non era certo brillante come nomi, fra chi era in discesa da triplete e chi provava ad inserirsi nella squadra.
Il Sassuolo era appena arrivato in A, era innocente come un bambino in questo mondo di grandi, gli stessi giocatori in campo davano questa sensazione. Nonostante una serie B dominata, il salto era sembrato enorme. Nelle prime tre partite avevamo affrontato le altre due neopromosse, Verona e Livorno, ed entrambe ci avevano prese a sberle.
Il mercato si era già chiuso, quindi non potevano più esserci chance di rimediare a quella che sembrava una squadra male assortita. Ad aggiungere pressione, arrivava l’Inter al Mapei Stadium.
La formazione dovrebbe già dire molto. Il Difra resta sul 4-3-3, Pomini in porta dopo le pessime uscite di Rosati, Acerbi e Rossini davanti a lui, Gazzola e Ziegler ai lati. Centrocampo folto con Chibsah, Missiroli e Magnanelli. E poi Kurtic e Schelotto larghi, Floro Flores punta. Come poteva non finire in tragedia?
Era la partita che valeva la Serie A, era una di quelle cose che dicevamo l’anno prima del tipo “ma ti immagini il Sassuolo contro l’Inter l’anno prossimo?”. Un sogno. E ora quel sogno cominciava a pesare molto più delle nuvole, a soffocare con la sua atmosfera di tensione ed aspettativa. E avrebbe preso la forma di un incubo.
Fischio d’inizio. Lo stadio è pieno.

FASE 1 – NEGAZIONE
Il primo tempo è qualcosa di spero irripetibile. Il Sassuolo non tiene nemmeno un singolo spazio fra difesa e centrocampo, i nerazzurri si inseriscono in spazi banali e non vengono mai seguiti. Sembra una partita giocata da persone che non hanno mai giocato insieme, che non parlano la stessa lingua calcistica. E forse è così.
Doccia fredda di Palacio al 7’ e infortunio di Gazzola al 13’, al suo posto Pucino. Quello che segue non sembra vero.
Sul secondo gol, Palacio incrocia, Pomini intercetta e il pallone si impenna non si sa come. Arriva Taider che fra l’altro irride tutti mettendola dentro di tacco. Si meriterà la sua carriera anonima.
Il terzo è un’autorete all’esordio in seria A per Pucino, il giocatore non vedrà praticamente più la categoria. Al 38’ addirittura entra Zaza, secondo cambio già effettuato. E’ come ammettere di non aver capito nulla, ma sei contro l’Inter e sei sotto 3-0.
Sono allo stadio di fianco ad un mio amico interista (che rimarrà anonimo, ma per chi lo conosce sappiate che ha il cognome uguale ad un segno zodiacale). Il mio amico ride, gongola. Io sono allibito. Non può essere vero quello a cui sto assistendo.

FASE 2 – RABBIA
Alla ripresa, dopo nemmeno otto minuti c’è il quattro a zero di Alvarez. Ecco, prendere gol da Taider ed Alvarez sarebbe già abbastanza, ma a far traboccare il vaso è un altro episodio.
Al 12’ il Difra si gioca l’ultimo cambio cambiando un difensore per…un DIFENSORE! Entra Bianco per Rossini e, per diana, voglio bene a Paolo Bianco, ma questa è una resa. Questo è ammettere la sconfitta quando manca mezz’ora e cercare di evitare la goleada!
Ma io ho pagato il biglietto, anzi proprio l’abbonamento! E mi tocca vedere questa pantomima? E mi tocca incitare una squadra che ha mollato? Non esiste.
Sono furibondo. Entra Milito dopo un lungo infortunio e tutti i tifosi interisti lo riaccolgono con una grande ovazione e un tributo ad un campione europeo. Io vorrei si spaccasse tutto, ma tutto, legamenti, gambe, tutto.
E invece segna due gol.

FASE 3 – CONTRATTAZIONE/PATTEGGIAMENTO
Dopo aver visto la mia difesa farsi aggirare peggio dei francesi dai tedeschi, il gol da fuori a giro di Cambiasso mi riappacifica. Eh va beh dai.
Accanto a me il mio amico applaude, e ammetto che ora vorrei picchiare lui e non i giocatori. Però comincio a pensare che pace, è andata così. Il 7-0 non mi fa nemmeno male, anzi porta la partita ad una sua epicità. “Alla fine mi ricorderò di questo pomeriggio” penso, “Dopotutto meglio una partita 7-0 che sette partite 1-0” mi dico ragionando, “Oh va beh ma è poi solo calcio, ho una vita del resto” è l’ultimo pensiero.
Al fischio finale sto bene, anzi quasi quasi non vedo l’ora di parlare con qualcuno per dire “oh ma che roba”, perchè dopotutto ho visto qualcosa di incredibile.
Ma questa sensazione di pace dura solo fino alla macchina.

FASE 4 – DEPRESSIONE
Metto in moto ed esco dal parcheggio, vorrei investire tutti quelli che attraversano ma credo che questo capiti tutte le domeniche a chi si reca al Mapei in macchina. Non ci faccio caso, ma poi commetto un grave errore: accendo la radio.
Sono le 14:30, dovrebbero iniziare le altre partite ormai, ma alla radio si parla solo di questo. “Goleada”, “Cappotto”, “Punteggio tennistico”, ovunque si dice che la nuova Inter di Mazzarri TRAVOLGE il Sassuolo. Tutti accennano al fatto che forse questa squadra non è pronta, molti vociferano le solite frasette del tipo “ma queste squadre non ci dovrebbero stare in A” o peggio ancora “succede quando arrivi in A solo per i soldi”. Questo mi butta a terra.
Che ne sa la gente del Sassuolo? Che ne sanno in un paesino di tremila anime in cui si tifa Juve perchè il campo sportivo è ormai un pascolo? Che ne sanno del progetto e della passione?
Ma più di tutto penso allo stadio pieno, pieno di interisti, pieno di sassolesi, modenesi e reggiani venuti per vedere perdere i neroverdi. Penso alla festa in piazza per la promozione, a tempi che sembrano lontani anni e invece sono solo intervallati da un’estate. Penso se tornerà mai l’allegria.
I giorni successivi confermano il calvario. Quel 7-0 ci ha fatto capire di essere scarsi, di dover lottare con le unghie e con i denti per una salvezza dopo aver dominato la B, che tutto l’affetto e la curiosità per questo nuovo club in serie A si tramuta nel banchetto di cadaveri per le iene dopo le sconfitte.
I giornali non aiutano, lo studiare a Milano nemmeno. Arrivo a vergognarmi e rinnegare la mia appartenenza prima che il gallo canti tre volte.

Ma alla fine, non sarà la fine.
FASE 5 – ACCETTAZIONE
L’Inter di Mazzarri farà schifo. E non c’è da stupirsi, prchè prima vi ho letto la nostra formazione, ma il tecnico ex Napoli all’epoca schierava Handanovic, Campagnaro-Ranocchia-Juan Jesus, Johnatan-Guarin-Cambiasso-Taider-Nagatomo, Alvarez-Palacio. Una roba impietosa, non a caso dopo prime giornate in cui i giornali lodavano il grande attacco nerazzurro (senza considerare i sette gol in una partita, dicesi outlier), le critiche a Mazzarri pioveranno come la pioggia sul campo della sua sconfitta.
Il Sassuolo si salverà, e lo sappiamo bene, in maniera miracolosamente romantica. Sarà una stagione apprezzabile nonostante le sberle prese, ma se proprio devo chiedermi quando ho accettato il 7-0 subito in casa, la vera risposta è: ma lo ho mai accettato?
No.
Se oggi riguardo gli highlights, sento un buco nel cuore, sento il male di vivere di Montaliana memoria ad ogni gol. E proprio quando la salvezza e il bel gioco sembravano aver risollevato la storia neroverde BAM!
Di nuovo 7-0, questa volta a San Siro, questa volta quando credevi di essere migliorato. Quando credevi di esserti lasciato il passato alle spalle. Ma il secondo 7-0 mi ha sempre fatto male in funzione del primo: ecco, è successo di nuovo, allora può succedere sempre.
E lo farà ancora, ma questa volta con una Juve, un’avversaria che checcheunonedica era di gran lunga superiore all’Inter di Mazzarri.
Il bello poi è che il Sassuolo è diventato la bestia nera dell’Inter in questi anni. Su sette sfide a Milano, 2 vittorie per l’Inter e 3 per noi: non perdiamo proprio da quell’ultimo 7-0! Nei sette incontri a Reggio addirittura 4 vittorie per noi e 3 per loro. Dopo la Juve, siamo la squadra che i nerazzurri fanno più fatica a battere. Solo una volta su tre.
Eppure, nonostante tutte queste cose, forse non ho mai accettato quel 7-0 nel mio profondo. Forse per la cattiveria di certi tifosi con “scansuolo” e altro, forse per la disillusione, il rumore di specchi in frantumi. Forse per il mio amico di fianco, che avrei gonfiato sportivamente. Forse perchè Milito mi sta sul caz*o, e Palacio ancora di più con quella treccina che guarda.
Forse perchè tutti hanno avuto quello che si meritavano, tranne il tifoso medio come me. Che ogni volta che ripensa a quella partita vuole solo una cosa.
Vendetta.