Le 5 Giornate di Malesani

E’ una fredda e uggiosa mattina di Gennaio, il 30 per la precisione, ed è fredda perchè da tradizione popolare rappresenta il secondo dei “giorni della merla”, ovvero gli ultimi giorni di Gennaio e i più freddi dell’anno, secondo la vulgata padana.

E proprio in quel giorno, in un container improvvisato ad ufficio stampa, Alberto Malesani si presenta a giornalisti e tifosi per cominciare la sua nuova avventura al Sassuolo Calcio, nell’annata in corso 2013/2014.

Sorriso ingenuo da foto di repertorio

Diamo giusto un attimo di contesto.

Il Sassuolo è in crisi nera, dopo un intero girone di andata e due partite di quello di ritorno ha soltanto 17 punti ed è davanti solo al Catania a 14 e il Livorno a 16. Con davanti Chievo e Bologna a 18, i neroverdi sono in piena lotta per non retrocedere e hanno appena concesso la vittoria per 3-1 proprio al Livorno di Paulinho.

La squadra è una polveriera, il Difra in discussione dalle prime giornate ormai non ha più appigli e viene sollevato dalla società anche in vista di un calciomercato invernale faraonico con l’arrivo di Cannavaro, Sansone e 10 altri giocatori. L’idea è di provare a resettare tutto.

Si fa un nome caldo, ed è quello di Pippo Inzaghi, al tempo allenatore della Primavera del Milan e quindi sotto contratto di Berlusconi. In quel momento Superpippo è in quota, vincerà il torneo di Viareggio di lì a breve e rappresenta già la (vana) speranza di un Milan senior che non naviga in acque tranquille. Galliani dirà quindi di no al trasferimento, prevedendo il futuro (radioso) di Inzaghi in rossonero.

Si vocifera di un piano B con Albertone Malesani, e all’inizio non tutti ci credono. Il motivo è che da un anno in pratica Malesani è diventato un personaggio del mondo di Facebook e Youtube grazie alla viralità di alcune sue conferenze stampa. Non ci dilunghiamo dai, se oggi state leggendo questo articolo è perchè li conoscete anche voi.

Ok dai mettiamo giusto un video…

Nonostante un passato da allenatore vincente, Malesani è entrato in un turbinio di sfottò che non si riesce a controllare, specialmente in quella fase primordiale del successo di pagine come “Calciatori Brutti” o “Chiamarsi Bomber”, nicchie ignorate dalla stampa ma già bacino di risate per tutti i ragazzi.

Malesani, all’epoca, sembra ancora non sapere quanto una sua foto con un calice di vino in mano rischi non di essere simpatica, ma dannosa per la sua immagine stessa. Non sembra essere al corrente di come debba dosare le parole per la graticola mediatica sulla quale si trova. Forse, con quell’atteggiamento che oggi finalmente ha una definizione ovvero da “boomer”, non crede alla potenza dei social.

Il suo arrivo quella mattina del 30 gennaio 2014 lo dimostra.

Premettiamo che la conferenza stampa comincia in un tono grottesco, ma non per colpa sua. Oltre al fatto che viene svolta in un container, dal momento che i primi anni di A il Sassuolo non aveva il Mapei Center, svolgeva tutte le attività di rappresentanza allo Stadio Ricci e che il locale adibito alle conferenze era a tutti gli effetti UN CONTAINER, è l’attuale D.S. Nereo Bonato a rendere il clima non proprio amichevole.

Dopo qualche parola del presidente Rossi, Bonato parte con un lungo discorso per fare “luce su alcuni aspetti” e voler screditare le ricostruzioni dei media. Si era parlato del piano Inzaghi e di Squinzi che provava a convincere Berlusconi. Ebbene Bonato in pratica conferma tutto, smentendo solo la telefonata fra patron!

Ascoltando bene le parole si può quasi provare imbarazzo per Malesani che si trova affianco un diesse che ammette come fino all’ultimo hanno provato Inzaghi, poi quando il Milan ha detto no allora hanno detto “ok, va bene Malesani”. La strada dell’esperienza, viene chiamata.

A seguito di questo autogol, il mister ci mette del suo sostanzialmente lasciando subito spazio alle domande e prendendosela con il PRIMO giornalista che pone una questione.

Noi due non ci conosciamo, sicuramente non ci conosciamo…però…apro una parentesi veloce, senza polemiche senza niente. Credo che tu non sia stato, non sei molto al corrente della mia carriera.

Alleghiamo screen della mimica facciale.

Non è neanche passato un minuto dall’inizio della sua intervista e si è già posto male nei confronti della stampa, ha già scoperto il nervo della permalosità e si è già esposto a tutti i ritagli possibili dei video.

Mi fai parlare? Mi fai parlare a me? Perchè già qua partiamo male….partiamo malissimo

Risponde al giornalista che, comprensibilmente piccato, ricorda gli ultimi esoneri. Tutto rischierebbe di naufragare fin da subito, ma per fortuna seguono altre domande in tono più pacato e colloquiale. Alberto se la cava con due o tre massime del suo calcio e chiarisce che lui è lì per traghettare la squadra verso l’obiettivo, ovvero la salvezza.

Qualche accenno, timido, a Berardi. Una smarcata, rapida e decisa, da una domanda sul vino. Una conferenza 100% malesaniana, tutto è pronto per il debutto.

1° GIORNATA: SASSUOLO – VERONA

Dopo nemmeno 3 giorni, Malesani esordisce in casa a Reggio contro l’Hellas Verona di Mandorlini. I veneti sono lanciati, dopo una promozione ottenuta dietro di noi, sono ampiamente salvi già a gennaio grazie ad uno strepitoso Luca Toni e a talenti come Romulo, Jorginho e Juan Manuel Iturbe.

La prima cosa che giustamente fa ogni “mister salvezza” è sistemare la difesa, puntellandola e aggiungendo un uomo. Il Sassuolo passa a 3 dietro, anche se qualcosa si era visto anche col Difra in emergenza, ma mettendo solo due punte anzichè 3, mostrando quindi un classico 3-5-2 rovesciabile a 5-3-2. La firma del gioco-salvezza.

Stupisce poi con la fiducia ai nuovi acquisti: 7 titolari su 11 sono arrivati nella sessione invernale, ovvero Mendes, Manfredini, Brighi, Biondini, Rosi e Floccari. Assieme a questi sei c’è il nuovo capitano, Paolo Cannavaro.

Questa scelta genera un po’ di polemiche. Che il capitano reietto del Napoli venga a fare il capitano al Sassuolo non piace ai tifosi neroverdi, visto che scopre il fianco a critiche sulla “mancanza di storia” che già si sentono. Malesani, interrogato nel post-partita, dirà di non aver avuto alternativa dal momento che senza Magnanelli in campo, l’unico altro giocatore già al Sassuolo era Berardi.

Non volevo caricare il ragazzo di troppe responsabilità”, dirà il mister. Fa impressione vedere dopo nemmeno 6 mesi di Serie A una squadra formata da 10/11 di calciatori non presenti in B, rende l’idea dell’accozzaglia di giocatori che dava giustamente ai tifosi l’idea che la società non avesse proprio idee chiare.

Il primo tempo va comunque bene, la squadra è molto più attenta e basa il suo gioco nelle sponde alte di Floccari e nella libertà di Berardi di muoversi in entrambe le direzioni. Inizio secondo tempo, però, un Manfredini leggermente fuori posizione la butta nella nostra porta.

Disattenzione molto più grave sul secondo gol, con il gioco di sponda che libera Toni nel fare un pallonetto a Pegolo per un gol che sa di beffa. A nulla serve il gol della bandiera di Floro Flores, subentrato a Floccari.

A fine partita il mister è positivo, ha visto dei bei segnali e comincia a tirare in ballo un suo must ovvero “se quella palla…”, utilizzando spesso episodi per testimoniare come nel complesso tutto vada bene ed ogni tanto la sfortuna faccia gol per gli altri. Il problema è il calendario che lo aspetta.

2° GIORNATA INTER-SASSUOLO

E cosa c’è di meglio per un allenatore esordiente con una squadra da salvare, che giocare contro l’Inter a San Siro?

All’andata era finita in tragedia, al ritorno a Milano gli spettri si aggirano tanto fra i neroverdi quanto fra i nerazzurri, che sono quarti a 11 punti dal Napoli e quindi già fuori dalla Champions. Ma freschi del neo acquisto, il profeta Hernanes!

Il mister opta sempre per un 3-5-2 mettendo stavolta Bianco e Ariaudo affianco di Cannavaro e Longhi al posto di Ziegler. Il Sassuolo fa solo un tiro in porta, su punizione di Mimmo, e per tutta la partita vede Palacio scorrazzare liberamente e creare molti pericoli. Pegolo ci mette i guanti spesso e volentieri, alla fine l’incornata di Samuel decide una partita che l’Inter aveva bisogno di vincere.

Anche il Sassuolo avrebbe avuto bisogno, c’è quel discorso della salvezza. Malesani analizza che davanti non andiamo bene, nonostante fin da subito avesse sottolineato come l’attacco NON fosse un problema. Non convince la doppia punta con Berardi.

Al 74’ toglie un difensore per inserire Missiroli in quello che potrebbe diventare un 4-3-2-1 se non un 4-3-3 tenue. Il Missile si mette nel mezzo in realtà , a fare una specie di rombo che però non filtra e non crea. Anzi ci espone alle ripartenze.

Cominciano a vedersi le prime nubi.

3° GIORNATA SASSUOLO NAPOLI

Partiamo con le opinioni forti: Sassuolo Napoli è il punto più basso della storia del Sassuolo in Serie A.

Lo so che magari qualcuno pensa ai 7-0 o alle annate senza gol, ma in quel giorno, il 15 Febbraio 2014, il Sassuolo arriva veramente a non contare nulla.

Questo perchè è la partita dell’ex, Paolo Cannavaro, cacciato da Rafa Benitez, che riabbraccia Napoli e i suoi tifosi. La maggior parte dei presenti allo stadio è di origini napoletane ed è lì per rivedere il capitano e applaudirlo. Del Sassuolo non frega niente a nessuno, la squadra è relegata a semplice comparsa della storia di un singolo giocatore che la sovrasta. Potrebbe esserci il Pescara o il Benevento e sarebbe lo stesso.

A ciò aggiungiamo che Cannavaro non fa una partita brillante, facendosi imbrigliare dalle finte di Insigne. Insomma, una giornata che lascia l’amaro in bocca in tutto e per tutto.

Malesani prova la rivoluzione con il 3-4-3 anzichè il 3-5-2, essendosi accorto delle difficoltà in attacco. Concede finalmente una maglia a Nicola Sansone, largo contrapposto a Berardi, e mette il centrocampo a due fiducioso di poterlo opporre alla coppia partenopea Dzemaili-Inler senza andare in sofferenza.

Invece il Sassuolo soffre e non crea moltissimo. Nel finale viene concessa anche un’opportunità a Simone Zaza, finito nelle gerarchie dietro a Floro Flores e Floccari. Per qualche minuto si vede il tridente dell’anno futuro, con Sansone-Zaza-Berardi, ma il risultato non cambia granchè. C’è sempre Pegolo ad evitare anche stavolta un parziale più rumoroso.

Bisogna dire che la difesa sembra più puntellata, non ci sono grandi imbarcate, anche per merito del portiere e dei nuovi acquisti, e c’è maggiore sicurezza nel gioco vicino alla porta. In tre partite sono stati subiti 5 gol, ma contro avversari degni di nota. Il problema sembra essere piuttosto l’attacco.

Si comincia a vociferare di un lititgio fra Malesani e Berardi, di scarsa fiducia reciproca. Qualcuno spiffera che al tecnico il giocatore non stia piacendo e che non lo consideri “intoccabile”, altri dicono che è il ragazzo di Cariati a non aver accettato un maestro diverso dal Difra.

Il Sassuolo lascia Reggio Emilia ultimo in classifica, e sta arrivando un altro squadrone, la Lazio. Sempre per chi apprezza l’aneddotica, queste le parole del mister:

Ho messo una punta in più, ma la coperta era corta…

4° GIORNATA LAZIO – SASSUOLO 

Come preannunciato, Berardi parte dalla panchina.

Malesani prova la doppia punta pesante, rinnovando fiducia a Zaza accanto al secondo grande ex, Sergio Floccari. Si torna quindi al 3-5-2 con Magnanelli e Chibsah. L’impressione è che ogni partita chi subentra giochi meglio di chi parte titolare. Questo non è bello per l’allenatore perchè se in tempo di buona la stampa dice “ha indovinato i cambi”, con le vacche magre e le sconfitte ripetute i giornali titolano “non sa fare la formazione”.

Siamo già alla quarta partita, a oltre 20 giorni di prova per il tecnico e con già 3 partite utili alla sperimentazione. Eppure il Sassuolo sembra ancora un cantiere aperto, senza grandi idee sul campo, ma solo con quella voglia di gestire la partita cercando di sfruttare le occasioni che capitano.

La Lazio gioca con Radu terzino e Lulic altro a sinistra, una formazione che oggi considereremmo ultra-difensiva. E invece sono gli anni di Klose e Candreva con Edy Reja, e della prima contestazione a Lotito. Anche stavolta del Sassuolo non gliene frega niente a nessuno.

Volume alto per “Lotito uomo di merda” all’ingresso in campo

Una bomba di Lulic buca una difesa quasi perfetta, ma nell’intervallo Malesani fa un cambio imprevisto, ovvero toglie Raman Chibsah fresco di fiducia e inserisce Reto Ziegler come centrocampista centrale.

Su Reto Zielger abbiamo già detto, anche qui non ci dilunghiamo. Diciamo solo che dopo 25 minuti abbastanza anonimi dove il terzino svizzero gira per il campo, al 73’ su un mancato recupero palla Ziegler si infortuna e lascia palla a Gonzalez che serve Klose e riporta la Lazio in vantaggio.

Al minuto 74 il neo centrocampista esce dolorante e segna la fine della sua esperienza neroverde.

Alla fine il Sassuolo perde con anche un po’ di sfortuna ma i malumori sono ormai evidenti: perchè Berardi in panchina? Perchè Ziegler a centrocampo? Perchè questa indecisione fra centrocampo o attacco prima a 2 poi a 3? Malesani è spalle al muro.

Dulcis in fundo, arriva Gene Gnocchi a peggiorare la situazione con la sua comicità spesso imbarazzante. Nel grande e decadente salotto televisivo della Rai, Gene serve sul piatto una delle più scontate battute sui capelli che siano mai state create, butta lì una domandina tecnica e poi aspetta la risata del pubblico.

Perdonate l’intro da canale YouTube anni 2009, il video vale la pena

La risata non c’è, Malesani sogghigna e lascia la trasmissione senza dire nulla, mentre Alessandro Antinelli guarda la telecamera come per dire a Paola Ferrari e alla produzione “io ci provo a fare il mio lavoro, ma voi fate parlare sto imbecille”.

BRUTTO GESTO DI STIZZA PER IL MISTER, e si avvicina la partita decisiva.

5° GIORNATA SASSUOLO – PARMA

Dopo un calendario pessimo, motivo per il quale era anche stato sollevato il Difra, in cui contro 4 squadre nel giro europeo non è stato fatto nemmeno un punto, arriva il Parma, avversario abbordabile.

E invece no, perchè forse non lo ricorderete, ma in quell’anno il Parma era in lotta per l’Europa e alla fine arriverà sesto, salvo poi non andarci causa instabilità finanziaria. Al di là dell’amarcord, il Parma di quell’epoca è forte. E questo bisogna dirlo in favore di Malesani.

Ha piovuto forte, il campo è una palude e questo dovrebbe di solito essere d’aiuto alla squadra più scarsa, si dice. In tribuna svetta anche lui, Gene Gnocchi, tifoso numero uno del “Pavma”, che dopo aver messo in ridicolo Malesani in tv, siede per assistere alla disfatta dei suoi nemici come nelle migliori narrazioni gladiatorie.

Significativo poi come il destino del nostro eroe ripassi per la squadra che ha segnato anche il suo successo, in un circolo storico di ascesa e declino degli imperi e dei loro condottieri. La scacchiera è pronta per l’ultima partita.

Pronti via e siamo sotto. Gol di Parolo, con Biabany e Cassano che sfrecciano impunemente sulle fasce. Malesani ha scelto ancora il 3-5-2 con la doppia punta pesante Zaza-Floccari, mentre sulle fasce risuscita Pucino in cerca di certezze. Complice anche una rosa di oltre 30 giocatori, non sembra ci siano ancora le idee chiare sulla formazione.

La squadra non reagisce al gol, subisce spesso le palle alte a scavalcare le linee e solo Pegolo e le pozzanghere salvano il parziale. Al che la partita si eleva a dramma, al minuto 69.

Da un lato entra Schelotto, il levriero che ben ricordiamo e che avevamo scambiato al Parma dopo soli 6 mesi nel maxiscambio. Dall’altro entra Berardi che rileva Pucino e spinge l’attacco a tre. Dopo nemmeno un minuto, Mimmo riceve palla spalle alla porta a centrocampo, Molinaro lo stecca e lui reagisce con una bracciata davanti agli occhi dell’arbitro. Rosso.

E con Schelotto vittorioso e Berardi sconfitto, si conclude la partita. Negli spogliatoi e ai microfoni già si parla di esonero.

Nel postpartita Malesani rivela di aver visto il dottor Squinzi prima del match, palesando un probabile momento delicato, ma a tenere banco è la questione Berardi, escluso e poi espulso. Per lui Albertone ha parole abbastanza dure, “stupidata anche nei confronti dei compagni”, “vive un periodo di involuzione”, per poi dedicarsi ad ormai una certezza ovvero il rammarico delle occasioni sfortunate.

“Non la voglio usare da scusante eh…”

Dopo 5 partite la cosa francamente comincia a stancare i tifosi, dire che si è perso per tre miracoli di Mirante è francamente eccessivo per una squadra che ha prodotto 3 tiri da azioni manovrate, tutto il resto da calcio piazzato. Si parla di gol in fuorigioco e Radu che domenica scorsa (!!!) andava espulso.

Parla di fiducia e di voler continuare il lavoro fatto, ma il Sassuolo era a -1 dalla penultima e ora è a -4, arriva lo scontro diretto contro il Bologna e la paura è tanta. La dirigenza torna sui suoi passi, è il capolinea.

Il 3 Marzo 2014, 5 giornate dopo, il Sassuolo Calcio comunica di aver sollevato dall’incarico mister Alberto Malesani, al suo posto ritorna il “Sig.” Eusebio Di Francesco, appena vincitore in quei giorni della panchina d’argento per lo scorso anno in B.

Malesani non rilascia interviste, non critica una società che lo ha prima raccattato su come palese seconda scelta, lo ha buttato in pasto alle cinque peggiori giornate di campionato e lo ha esposto al pubblico ludibrio di RaiSport, per poi abbandonarlo.

Alberto Malesani se ne va in silenzio, molto signorilmente come la maggior parte degli allenatori esonerati, forse anche per questo meritandosi il premio salvezza economico di fine anno “guadagnato” da Di Francesco, il Sassuolo glielo pagherà lo stesso, giustamente.

Ma quello di Malesani non è un arrivederci al calcio, ma proprio un addio

Con il Sassuolo finisce l’avventura del tecnico veronese nel calcio anche se al momento non lo sa. Con le 5 sconfitte neroverdi, il tecnico conclude la sua dodicesima esperienza in panchina con una squadra diversa, eguagliando il record di Mazzone e rappresentando forse anche in questo caso più un personaggio che una persona.

Chiude all’apice degli sfottò web sul “molloche doveva stare a casa, che è ubriaco di vino, che è permaloso e che “cazo”. I ricordi delle vittorie e della coppa UEFA con il Parma sono ormai persi nella nebbia della Val Padana che spesso lo ha accolto.

Lascia il calcio nel novembre del 2020, e nonostante il vittimismo non sia mai mancato non attribuisce la colpa del ritiro alla pandemia. Dice che lo “hanno messo da parte, messo fra gli allenatori finiti” lui che a 66 anni ha ottenuto l’ultima vittoria in Serie A nel dicembre 2011. Il telefono di cui si vantava in conferenza stampa, non squilla più.

Mi da fastidio che non venga riconosciuta l’esperienza”, una frase che si può dire in tutti i paesi del mondo ma non sicuramente in Italia, maledizione Alberto!

Certamente l’immagine ha fatto tanto, non ha contribuito ad esaltarne le capacità tattiche, ma nella sua esperienza a Sassuolo abbiamo potuto notare il discreto arrugginimento delle sue idee. Una colpa non del tutto sua, una società che lo ha preso pur non credendoci, che gli ha dato una rosa confusa di 30 titolari e un calendario impossibile.

Il fallimento di Malesani al Sassuolo è da manuale dei fallimenti, quando ciascuno fa esattamente quello che non deve fare. Ma lui anche questa volta la sua parte l’ha recitata alla grande, e il nostro ricordo tutto sommato è proprio quello del vulcanico, permaloso e autoritario allenatore che forse è sempre stato.

Ma senza Internet, avremmo rischiato di non accorgercene.