La notte in cui Locatelli è diventato di tutti

Non sarà il Mapei Stadium, ma l’Olimpico nel suo piccolo ha saputo regalare a Manuel Locatelli una notte magica, forse punto di svolta finalmente decisivo per la sua carriera. È stata la notte in cui è diventato un calciatore di tutti.

Ironia a parte, non è banale che un ventitreenne centrocampista venga applaudito e riceva una standing ovation dallo stadio della Capitale, dopo una doppietta decisiva ai gironi di un Europeo. Già descritta così sembra una favola, aggiungiamoci poi che il giocatore proviene da una squadra come il Sassuolo.

La storia di Locatelli, infatti, rischiava di essere l’ennesima illusione del calcio italiano in un periodo buio che forse di più non si è mai passato. Era l’estate del 2018, l’estate Senza Mondiale, quando a San Siro l’Italia non riusciva a segnare un gol alla Svezia ed era fuori dai giochi. Ed era l’estate in cui il Milan diceva basta a Locatelli.

Chiariamo un punto, non è che il Milan abbia mai scaricato il ragazzo. Il Sassuolo ha pagato il giovane lombardo a peso d’oro, una cifra che il club milanese è riuscito a pretendere nonostante il difficile momento societario.

Ma agli occhi di tutti, Locatelli era già un fallito, una promessa disattesa, un fuoco di paglia. E lui era il primo a portare addosso il peso di questa aspettativa tradita.

Dopo un esordio da sogno, con il primo gol in Serie A proprio al Sassuolo e il tiro vincente contro la Juve, si erano abbattute molte critiche sul giocatore e sui suoi difetti, in primis quello di perdere troppi palloni davanti la difesa.

Poco spazio in un Milan scarso, senza se e senza ma, avevano fatto ridimensionare pesantemente un giovane colpevole solo di aver fatto molto presto due bellissimi gol e delle buone prestazioni. Il talento c’era, ma la narrazione si sovrapponeva alla realtà relegandolo già verso il giro di prestiti canonico che spetta ai prodotto dei grandi vivai.

Fino a quel momento sembrava tutto girare per il verso sbagliato, ma poi siamo arrivati qua.

E come?

Semplicemente mettendo insieme tante cose giuste.

Innanzitutto scegliendo il Sassuolo. Una scelta che oggi sembra consigliata ad un giovane italiano, ma che all’epoca era controtendenza con tutti i procuratori che premevano per uscire dal contesto della Serie A. Manuel è stato coraggioso a cogliere l’opportunità, dopo che il Sassuolo aveva sì lanciato qualche giovane (Pellegrini) e altri così così (Zaza e Sansone per esempio, non brillanti fuori).

Oggi il lavoro del Sassuolo in questi 8 anni di campionato ha portato in Azzurro Acerbi, Sensi, Pellegrini, Locatelli stesso, Berardi e Raspadori. Ma senza tralasciare Zaza e Sansone appunto e i convocati Caputo, Ferrari e Politano. Non pochi, noterete. Sembra quasi riduttivo vedere solo oggi l’impatto del progetto neroverde sulla Nazionale!

Poi c’è stato De Zerbi. Un allenatore che ha preso a cuore la cura e la crescita dei calciatori, facendo lievitare valutazioni e gioco. Dopo un primo anno in cui non si trovava una precisa collocazione nel centrocampo e tre o a due, con poca intesa con Sensi e qualche errore di troppo, De Zerbi lo ha tenuto al centro di tutto regalandogli persino la fascia di capitano. I giovani vanno sostenuti quando non giocano bene, insegna il tecnico.

E poi lui. Giusti i complimenti a società ed allenatore, ma il talento di Locatelli è soprattutto merito suo.

Una stagione da 34 partite giocate, 4 reti e 2 assist dalla mediana, la capacità di creare 2.75 azioni da tiro ogni 90’ e tentare 84.75 passaggi riuscendo al 87,9%. Uno dei primatisti dell’intero campionato, primo per progressive passes, ovvero passaggi che fanno guadagnare metri di campo. Sono stati 7,58 i passaggi a partita in Serie A che hanno fatto progredire di oltre 9 metri il gioco.

A questi potremmo aggiungere la precisa apertura di sinistro che ha liberato Berardi sulla fascia, il quale ha restituito il favore con l’assist. Sul secondo gol invece non ci sono statistiche per descrivere la ballistica perfetta della conclusione sul secondo palo.

La tranquillità dei difensori denota come nessuno abbia visto la giocata

Una notte perfetta, che non qualche anno ma semplicemente qualche mese fa non avremmo immaginato a causa dell’infortunio di Verratti e Pellegrini. Un’occasione che Locatelli ha sfruttato al meglio regalando agli italiani due prestazioni sontuose tali da mettere in discussione il rientro del parigino. 

In Italia fallire in una big significa fallire due volte. Si fallisce come giocatori a livello di esperienza negativa per l’evoluzione e si fallisce agli occhi di molti tifosi che difficilmente metteranno in discussione scelte della società.

Sull’ex Milan se ne sono dette tante, sul carattere, la presunzione, la tendenza a sbagliare in zone nevralgiche e molte altre critiche spesso a volte coperte dal velo di “non può essersi sbagliato il Milan, qualcosa ci deve essere”. O anche “è un montato, solo perchè lo vuole la Juve se ne parla“.

E invece Locatelli è un talento puro, uno dei più puri passati da Sassuolo, uno dei più splendenti nel cielo romano assieme a Berardi. Dopo questa notte tutta l’Italia si è accorta di lui, della sua letalità e del suo carisma. E adesso è sciolta dai dubbi, dalle indifferenze, dai pregiudizi di chi è cercato dal club più odiato d’Italia e ha fatto l’impopolare scelta di crescere in provincia.

Manuel Locatelli è la dimostrazione di come la fortuna non esista, quando il talento incontra l’occasione. E grazie all’occasione dell’Europeo, ora tutta Italia può ammirarne il talento.