La difesa a 5 è un dramma

Dopo la sconfitta con l’Udinese, su cui già ci siamo dilungati, sono arrivate due partite pazze, contro avversarie molto diverse e che hanno avuto in comune non solo il punteggio, ma soprattutto la decisione del Sassuolo di passare ad uno schieramento a 5 in difesa, che si è rivelato spesso problematico.
Contro i friulani l’atteggiamento degli esterni era stato molto più deciso in fase di possesso, contribuendo a creare una sorta di 3-1-4-2 che portava la difesa a 5 solo quando l’avversario costruiva lentamente e concedeva il tempo del rientro e lasciava un minimo di tre uomini sulla linea d’attacco. Invece nelle ultime due uscite abbiamo visto sostanzialmente un blocco di cinque fisso senza grandi pretese.
Al 3-4-2-1 dei veronesi abbiamo opposto per l’ultima mezzora un 3-5-2 inedito, con solo Berardi e Caputo sulla linea più offensiva, prendendo sostanzialmente subito un gol e poi venendo schiacciati dagli scaligeri ma riuscendo a trovare il jolly di Traorè per il 3-2 finale.
In pratica l’esperimento sembrava ben riuscito, ma a ben vedere qualcosa già scricchiolava.
Già nell’occasione di Barak, salvata in rovesciata da Ferrari sulla linea, si poteva notare la confusione delle marcature neroverdi. Una palla carambolata in area vedeva due giocatori del Verona e quattro del Sassuolo, una situazione abbastanza sotto controllo.
Il problema è che di questi 4, tre (Locatelli, Chiriches e Marlon) si buttano sulla palla, senza mostrare una minima divisione dei compiti. Solo Ferrari resta staccato e infatti è proprio lui che si posiziona e salva. Non si vede nell’inquadratura Kyriakopoulos, in linea con la difesa ma totalmente inutile dal momento che Lazovic è fuori area liberissimo.
E questo è già l’anticipazione di un punto fondamentale: la difesa a zona. Ma proseguiamo con la partita.
Passano 12 minuti dall’inserimento del terzo difensore e il Verona pareggia con un’azione che ricalca leggermente il gol di Djuricic, un uno-due sulla fascia che libera l’esterno opposto: per la seconda volta assist di un quinto e gol dell’altro, una firma di Juric. Ma sulla partenza dell’azione vediamo un’impostazione difensiva abbastanza insensata.
Toljan tiene l’uomo, ma a centro area ci sono tre veronesi e solo due difensori sassolesi capaci di vederli: Chiriches e Marlon, il primo sereno nel prendere Lasagna, il secondo più indietro rispetto a tutti e che si vede davanti un taglio.
Obiang e Ferrari sono di spalle a tutti, non possono vedere niente e sono “usati” per il taglio molto intelligente, ma abbastanza frequente. Sembra chiaro che nessuno si sta parlando.
E infatti sbloccato il triangolo, praticamente tutti sono costretti a correre indietro busto alla porta, una situazione che solitamente il difensore deve sempre evitare perchè lo svantaggia parecchio. Questo pertugio manda in crisi la ripartizione della marcatura a zona, Toljan segue l’uomo e dimentica Dimarco che si inserisce e segna.
Arriviamo quindi al punto.
Il Sassuolo è una delle poche squadre che marca a zona pura, sia sui calci piazzati che in situazioni di campo aperto. Ormai molte squadre adottano la zona, ma con un approccio ibrido che viene definito “a uomo nella zona”, che consente di intercettare gli uomini nella propria parte di campo e lasciarli solo se “scambiati” con un compagno.
La difesa a zona pura non è scelta a caso da De Zerbi. Innanzitutto non si basa sui duelli individuali, quindi può essere attuati da difensori potenti fisicamente o no, e non “snatura” la disposizione della squadra all’inseguimento dell’avversario da marcare. Anche per questo il Sassuolo è sempre disposto per ripartire una volta intercettata la palla, con gli uomini giusti nel posto giusto.
Ma per avere successo serve una coordinazione superlativa fra gli uomini dei reparti, e una soglia di attenzione che nel calcio supersonico di oggi è sempre più difficile mantenere per novanta minuti. Anche per questo De Zerbi spesso utilizza uno dei cinque cambi per cambiare un centrale.
Il punto è che è la difesa a 5 presenta un ulteriore difficoltà per la zona, ovvero l’elevata concentrazione di compagni e la costante indecisione su a chi appartenga la determinata zona. Non a caso l’abbandono del sistema “a uomo” arriva con il passaggio delle difese a 4: quando gli avversari come Udinese o Bologna si dispongono a 5 sono spesso ibride a “uomo nella zona”.
Non è impossibile vedere una difesa a 5 a zona, è solo che la difesa neroverde sembra molto confusa nella gestione degli spazi quando in corso d’opera e sotto pressione avversaria si cambia e si devono ridefinire gli spazi.
Prendiamo la partita contro il Toro e l’ingresso del criticato Peluso. Già sul primo gol di Zaza si vede la confusione che ha generato l’ingresso in campo.
Il Torino pressa alto con Zaza e Gojak che escono sul portiere. Sembrerebbe uno spreco di uomini ma in realtà Consigli è costretto al rinvio perchè la linea dei cinque è messa malissimo, con Obiang in mezzo evidentemente fuori dalla sua zona. La palla va alta e Ferrari, in pratica a centrocampo, esce e sbaglia l’anticipo.
Cinque uomini sulla trequarti e su di un unico giocatore non è nè zona nè uomo, è un orrore. Toljan capisce l’inserimento di Sanabria ma ci sono quattro giocatori del Torino (Zaza è più avanti e non inquadrato) oltre le linee con Peluso troppo indetro ma Marlon, Obiang e Ferrari senza un senso logico.
Anche sul secondo gol si capisce ancora di più la confusione dei difensori che non sanno se tenere l’uomo o la zona.
Al momento del passaggio ad Ansaldi, Ferrari chiama l’alzata della linea essendo il difensore con la visuale pulita, ma nè Peluso nè Marlon sembrano seguirlo. Rogerio, Obiang e Marlon sembrano aver scelto un uomo, Peluso e Ferrari la zona.
Zaza si infila nelle trame e Ferrari se ne accorge, ma non arretra venendo tagliato fuori. Rogerio lo molla, probabilmente ritenendolo fuori dalla sua responsabilità, e l’attaccante lucano anche qui passa alle spalle di tutti approfittando della tenuta in gioco sia di Marlon che Peluso: in sostanza Ferrari è salito da solo.
Quindi
Il Sassuolo a zona e con cinque difensori sembra avere parecchi disagi.
In primis i terzini non sembrano adatti alla marcatura e sono spesso indecisi se stare a zona o a uomo, non riuscendo a leggere tempestivamente la situazione e andando a confondere il “braccetto” vicino a loro.
In secundis, i centrali vanno spesso in confusione nel momento del passaggio, non capendo la ripartizione e andando spesso fuori posizione, e quando l’avversario capisce il brutto momento mentale, ne approfitta con astuzia. Traorè e Caputo sono maestri di questi movimenti fra le linee, ma la nostra difesa sembra spesso più a disagio rispetto alle altre negli ultimi minuti.
Aggiungiamo poi che con una difesa che vuole sfruttare la linea del fuorigioco (e che contro il Verona ci è riuscita causando 8 fuorigioco di cui 5 al solo Lasagna) deve poter contare anche su un portiere che copre una porzione ampia dell’area. Consigli è fra i migliori per riflessi e gioco con i piedi, ma le uscite non sono mai state il suo forte: non che si debba avere Neuer in porta, ma in questa impostazione l’estremo difensore dovrebbe e potrebbe coprire maggiormente sugli inserimenti avversari.
Infine, notiamo che il vero dramma è stato il passaggio a due in attacco, con Caputo e un esterno, e l’impossibilità di portare una pressione organizzata all’avversario. Abbiamo puntato i fari contro la difesa, ma gli assedi delle ultime due partite nascono dalla non-pressione esercitata e dalla rinuncia al controllo del possesso di palla alto. Non a caso abbiamo perso la % di possesso, solitamente marchio di fabbrica.
La squadra è sembrata interamente disfunzionale nel passaggio a questo nuovo 3-5-2, incapace di avere superiorità calcistica in nessun settore del campo. Sembrerebbe quindi destino del Sassuolo attaccare e tramite l’attacco schermare le ostilità seguendo il motto “la prima difesa è l’attacco”. Questa soluzione che ha portato 3 punti contro il Verona, non sembra adatta al momento a gestire la partita.