La contraddizione di Scamacca

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Gianluca Scamacca non è un oggetto misterioso degli ultimi giorni, ma lo è praticamente da quando ha debuttato nel calcio professionistico. Un ragazzo di 22 anni, pagato mezzo milione dal PSV e dopo 80 presenze e 20 reti, cedibile per una ventina di milioni alla squadra nove volte campionessa d’Italia.
Un’ascesa verticale che in realtà, a dirla tutta, non trova riscontro in quanto visto sul campo. Perchè dobbiamo partire dal presupposto che di Scamacca conosciamo molto poco.
Di lui si parla da quando nel 2015, a soli 16 anni, venne acquistato dal PSV. Alla Roma, suo club d’origine, se ne parla tuttora come di un giovane fenomeno sul quale non a caso metterà gli occhi Mino Raiola, suo procuratore. Era sembrato, all’epoca, uno dei tanti talenti in fuga in un momento nero del calcio.
A posteriori sappiamo che il leit-motiv del “vai all’estero, qui in Italia non c’è futuro” nel calcio ha fatto più danni della grandine e arricchito soltanto i procuratori. Gabbiadini, Borini, Cutrone, Immobile sono solo alcuni dei nomi che hanno provato il salto europeo fallendo, a volte forse per sempre.

Anche a Scamacca non è andata bene, perchè in Olanda non ha seguito le orme di Graziano Pellè e ha collezionato solo 3 presenze con la squadra B. Non proprio un percorso da predestinato, e infatti ne avevamo perso le tracce.
Quando nel gennaio del 2017 il Sassuolo lo acquista in una stagione difficile dove l’arrivo di Aquilani sembra aver messo definitivamente in cantina il progetto “giovane e italiano”. Nell’ultimo anno del Difra, Scamacca viene aggregato alla Primavera senza mai scendere in campo in Serie A, nonostante l’hype generato dal “ritorno del figliol prodigo”.
Non sta certo fermo, vince il Torneo di Viareggio 2017, segnando contro la Fiorentina di Castrovilli e Sottil, e l’Inter rispettivamente agli ottavi e ai quarti. Bisogna però sottolineare come quel torneo non fu certo indice di esplosività offensiva degna di nota. con i neroverdi avanti praticamente sempre grazie ai rigori e alle parate del giovane Bryan Costa.

Di lui si comincia a parlare bene, soprattutto per la sua mastodontica presenza in area, ma lo si cataloga frettolosamente come la punta di “peso” quando in realtà il gioco di squadra è uno dei suoi punti forti. Il ragazzo segna 3 gol, di cui uno in finale, e tre rigori nelle serie, anche qui uno in finale.
Merita la promozione in prima squadra, ma nella peggior annata possibile dove con Bucchi e Iachini il Sassuolo fa meno gol che partite giocate (29 in tutto) e il ragazzo romano raggranella solo 3 scialbe presenze. A gennaio viene mandato in prestito alla Cremonese, segnando solo un gol in 460 minuti, con solo 4 maglie da titolare nella seconda metà del campionato.
Nell’estate del 2018, allo scadere del mercato estivo, torna in Olanda al PEC Zwolle in prestito. Sembrerebbe la chiusura di una brevissima parabola, quelle in cui la stampa e ammettiamolo anche noi tifosi occasionali siamo pronti a bollare un giocatore come “finito”. Il giocatore in questione ha però solo 19 anni.
Certo che quel mix fra “ritorno nostalgico” in Olanda e rifiuto di De Zerbi lo catalogherebbero come tale, ma il Sassuolo non lo ha smollato. A gennaio lo richiama dai Paesi Bassi perchè il classe ‘99 non gioca con frequenza…e allora tanto vale tenerselo qui in Italia. Ultima comunque la stagione con 0 minuti in Serie A.
A coronare il periodo nero arriva anche la giustizia, poiché per il suo passaggio al PEC Zwolle, Scamacca si è “defilato” dal suo procuratore in maniera illegale affidandosi a Raiola. Per questa pratica scorretta sia Mino che suo fratello Vincenzo verranno deferiti per qualche mese, mentre il ragazzo non ha avuto giustamente conseguenze. Ad oggi il suo procuratore risulta essere Football Trade, un’agenzia che tiene sotto la sua ala molti giovani passati da Sassuolo (Frattesi e Sernicola, ad esempio) e che sembra comunque orbitare nella galassia dei Raiola visto che ogni volta che si parla di lui si cita il Mino nazionale.
C’è però un grosso MA, il ma della sua vita: la maglia azzurra.
Scamacca ha scalato tutta la trafila delle giovanili, tutti gli anni portando presenze e gol a partire dall’Under 15 nel 2013 fino a sbarcare nell’Under 21 nel 2018.
Tutti i CT di Coverciano hanno creduto molto in lui, convocandolo tutte le estati nei tornei più importanti. Partecipa infatti a 2 Europei U17, uno U19 e il Mondiale U20 del 2019 dove l’Italia chiude al 4°posto. Anche qui non ci sono grandi numeri da goleador, forse perchè i giovani talenti di oggi ci hanno abituato a rompere le statistiche, ma una costanza da notare nel suo imperterrito schieramento in campo.
Di tutto questo benvolere ogni tanto non ne si capisce forse nemmeno il motivo, vedendo le poche presenze accumulate con i club. Una contraddizione della quale sinceramente non ci vengono altri esempi nel calcio. Una cosa abbastanza unica.
La svolta è ad Ascoli, nella prima stagione completa da titolare fra i professionisti segna nove reti e un assist contribuendo a salvare la squadra marchigiana dalla retrocessione. E’ anche l’anno in cui passa in Under21 a raccogliere il testimone di Cutrone e Kean, suoi precedenti nel ruolo di punta.

Bisogna dire che la contraddizione di Scamacca parte dalla sua bravura stessa. Scamacca è letteralmente enorme, con 196 cm di muscoli distribuiti soprattutto in un busto ideale per le sportellate, ma non è su questo che basa il suo talento! Piuttosto che al gioco aereo o di sfondamento, preferisce giocare la palla in maniera creativa sia per lo spazio coperto che per la tecnica impiegata.
Nelle sue movenze sembra covare un’anima da fantasista che gioca per stupire, lo spirito da “gladiatore” di chi gioca per far esplodere l’arena. Questo lo porta a giocate degne di nota come quelle per cui è sulla bocca di tutti, ma allo stesso tempo a scelte non sempre corrette che a volte non ottimizzano l’azione.
Non che Scamacca sia poco concreto, solo che sembra sbagliare ancora molto le scelte semplici, mentre ha affinato una tecnica corporea che ricorda molto una moderna punta a la Ibrahimovic, capace di sfruttare il tallone come la testa per una sponda. Sui suoi difetti, però, non possiamo che ricordare come abbia dopotutto 22 anni.
Il motivo per cui un ragazzo dal valore di 8 milioni circa con 3 presenze in 3 anni di Sassuolo ora venga valutato più del doppio è da ricercare nel mese di Novembre del 2020. Fra Coppa Italia e Serie A, Scamacca ha segnato 6 gol, 1 assist e 10 passaggi chiave, con due doppiette di cui una decisiva per il derby della Lanterna.
Ma da Dicembre in poi ha giocato solo 3 partite da titolare, le ultime due peraltro contro Sassuolo e Juve, le squadre del suo destino, senza mai incidere come visto con la Nazionale, anzi dimostrandosi piuttosto fumoso.
E arriviamo quindi a tirare una somma.
Su Scamacca qualcuno ha scommesso e qualcuno no. Hanno scommesso su di lui Raiola, gli osservatori di molte squadre, tutti i CT delle Nazionali minori e buona parte del giornalismo romano. Non hanno scommesso su di lui i club che non lo hanno fatto rodare, la Roma e il PSV che lo hanno ceduto per bruscolini e ultimo ma non ultimo Roberto De Zerbi.
Intendiamoci, questa non è un’accusa a nessuno, nel calcio si punta e si scommette e tutte le domeniche qualcuno vince e qualcuno perde, qualcuno è fenomeno e qualcuno pippone e così la ruota continua a girare. Ammettiamo solo che, ad esempio, il ruolo di De Zerbi, che non lo ha mai fatto entrare nelle rotazioni prediligendogli vistosamente un talento molto diverso come Raspadori, è importante nella sua cessione.
E come lui, altri sono sembrati molto netti o nel cassarlo o nel puntare su di lui, senza grandi vie di mezzo.
Solo il Sassuolo è stato ambiguo, comprandolo, congelandolo, non spingendo mai il mister ad una sua valorizzazione e rischiando più volte di perdere il ragazzo per strada fra i vari prestiti. E infine facendo di tutto per venderlo, tra annunci e interviste.
L’assurdità del talento di Scamacca, la contraddizione della sua storia che ondeggia da talento sempre sull’orlo del grande passo a eterno incompiuto, si manifesta perfettamente in questa vicenda di mercato. Un mercato in cui non ci sono soldi, eppure il pezzo più pregiato e per il quale volano le cifre maggiori (complice anche l’ingaggio certo inferiore rispetto a Gomez o Eriksen) è un ragazzo con all’attivo solo una decina di presenze in Serie A, non titolare in un club di bassa classifica.
Il valore di Scamacca risiede nella sua storia, nelle sue radici e nella sua personalità cioè in pratica in tutto quello che non si riesce ad osservare sul campo, che al momento ha concesso poco ai nostri occhi. A 22 anni, quindi, non possiamo che considerare ancora Scamacca come una grande scommessa, anzi una continua scommessa che su di lui sembra non finire mai.
Perché in sostanza è proprio questo il suo maggiore pregio e il suo principale difetto. E alla fine qualcuno avrà ragione e qualcuno no, qualcuno avrà vinto e qualcuno perso, Scamacca sarà un affare o un bidone, inghiottito nel turbinio dicotomico di un calciomercato ormai ispirato dalla cronaca e non più ispiratore della stessa.
E la ruota continuerà a girare.