Intervista a Pino, il pizzaiolo del Sasòl

Lui è Pino Cuscianna, viene da Irsina, ha 56 anni e una grande passione per la pizza. Questa inizia molto presto, a 14 anni: dopo avere finito le scuole medie nella sua città natale si trasferisce a Sassuolo, dove inizia a lavorare nella pizzeria Marechiaro, che allora si trovava in Piazza Garibaldi (dove ora c’ è Zona Merci, per intenderci).

In realtà, la “vocazione” di Pino nasce ancor prima di questa esperienza. I suoi genitori avevano un bar ad Irsina e lui, quando riusciva, dava volentieri una mano nella gestione. Per poter aprire la sua pizzeria ha dovuto fare dei sacrifici, ma dopo diversi lavori saltuari, finalmente nel ’92 è riuscito a realizzare il suo sogno, nasce così lo Smile. Inizialmente, e fino al 2005, pizzeria solo d’ asporto e al taglio, si “allarga” poi nel 2011 con l’inaugurazione dello Smile Gold, una seconda sala, adiacente alla prima che, citando il sito web (https://pizzeriasmile.it/), “è stata pensata per chi vuole pranzare o cenare gustandosi con calma un primo, un secondo, una pizza, una pinsa, oppure una delle nostre tante proposte”.

Il locale di Pino a Sassuolo è molto conosciuto, ed è frequentato più o meno da tutti, con una clientela che varia dai ragazzini delle medie che vogliono festeggiare l’ ultimo giorno di scuola (lo abbiamo fatto tutti almeno una volta), alle coppie che si godono una serata romantica, ai colleghi di lavoro che escono a cena il venerdì sera, ai giocatori dell’ U.S. Sassuolo che vogliono fare quattro chiacchere, in tranquillità come tutte le “persone normali”. È frequentato, appunto, più o meno da tutti. Perché non è cosa di qualsiasi pizzeria avere tra i propri clienti più affezionati la rosa di una squadra di Serie A. E, dato che nessuno ha mai saputo darmi risposta, ho deciso di andare io stesso da Pino per capire perché i giocatori del Sassuolo siano così legati a questo locale.

“Partiamo con una domanda facile Pino: che squadra tifi?”

“Chiaramente il Sassuolo, ormai mi sento sassolese… Sono 43 anni che sono qui, ci mancherebbe altro!”

“Qual è il ricordo più bello che ti viene in mente pensando al Sassuolo Calcio?”

“Per me sono i ragazzi. I ragazzi che hanno sempre frequentato la pizzeria, mi hanno sempre rispettato e che nel tempo si sono affezionati… Ognuno di loro mi ha lasciato un bel ricordo, con alcuni poi il rapporto è diventato una vera e propria amicizia. Ad esempio, pochi giorni fa è passato di qua Ciro Polito” – ora direttore dell’area tecnica della Juve Stabia – “è venuto a salutarmi e a mangiare qua. Ma così era anche con Zaza negli anni alla Juve, quando passava da Sassuolo veniva sempre a trovarmi. Per non parlare di Paolo Bianco, con lui è rimasto tuttora un rapporto di amicizia molto forte. Nel periodo in cui ha fatto l’allenatore al Siracusa ci sentivamo molto spesso e, quando tornava qua, mi portava sempre il vino che fa suo zio. O anche il Mister (Di Francesco) che alle volte si presentava con la birra artigianale che produceva con suo cognato, mi faceva assaggiare le diverse tipologie che facevano, e quando tornava dall’ Abruzzo mi portava sempre anche qualche vino abruzzese. Oppure Gigi Riccio” – adesso secondo di Gattuso al Napoli – “che ogni volta che tornava da giù mi dava le mozzarelle di bufala, le pastiere…  Mi ricordo un Natale mi ha portato una Pastiera che era enorme! Ma anche quando veniva su suo fratello, gli diceva sempre di portare qualcosa.”

“Insomma Pino, per i calciatori sei diventato negli anni un punto di riferimento.”

“Possiamo dire di sì. Poi considera che molti sono ragazzi giovani… 17, 18, 20 anni.”

“Mi fa molto specie sentirti dire che il ricordo più bello che hai, legato al Sassuolo, sono i calciatori. Pensando a un mio ricordo speciale mi potrebbero venire in mente tanti momenti sul campo: la promozione in serie B, quella in serie A, la salvezza contro il Genoa, l’approdo in Europa League… Ma se tu dici che il ricordo sono i ragazzi significa che c’ è proprio un legame speciale tra te e loro. Ma come è iniziato questo legame? Quale è il motivo per cui la rosa del Sassuolo si è affezionata tanto a te e allo Smile?”

“Mah, ti dico sinceramente, non lo so come è iniziata! Si vede che probabilmente gli piace il mio prodotto, o forse è anche per il mio modo di fare, dato che sono sempre molto discreto e non invadente nei loro confronti.”

“Intendi che tu li accogli come semplici clienti?”

“Sì, sì assolutamente. Per me la clientela è tutta uguale, non c’ è uno di Serie A o uno di Serie B, che sia un calciatore, che sia un ceramista o un impiegato. Però, per farti capire, tutte le maglie che ho” – solo quelle appese sono 18 – “non gliele ho mai chieste, non sono quel genere di persona… Me le hanno regalate sempre loro spontaneamente.”

“Questo significa che anche loro si sono affezionati a te.”

“Probabilmente sì. Ti racconto questo aneddoto: il primo anno di Serie A la squadra era partita male, avevano perso le prime quattro partite e la quarta giornata era stata Sassuolo-Inter 0-7, e si giocava già 3 giorni dopo, al mercoledì sera, per recuperare la partita della sosta nazionali. Il Sassuolo doveva andare in trasferta a Napoli e puoi immaginare come fosse l’umore, però alla fine pareggiammo 1-1 con gol di Zaza e fu il primo punto della squadra in Serie A. Ogni tanto i ragazzi, già dalla Serie B, quando tornavano dalla trasferta venivano a mangiare. Io li aspettavo anche fino alle 3 di notte, finché non arrivavano, che poi gli facevamo la “cena”, perché di posti aperti non ce ne sono a quell’ ora. Quella sera ci eravamo tenuti in contatto dopo la partita e mi dissero che sarebbero venuti a mangiare qua. La squadra festeggiò il primo punto in Serie A proprio qua allo Smile, è stato emozionante. Infatti qualcuno ci ha fatto caso: appesa c’è la maglia di Paolo Bianco del primo punto in Serie A. E stessa cosa era successa in Serie B, dopo un Cesena-Sassuolo 0-4, quando c’ erano ancora Laribi, Catellani… Erano venuti a mangiare qua dopo la partita e scattammo una foto dietro al bancone in cui c’ era praticamente tutta la squadra.”

Qui la foto dopo il successo a Cesena

“Beh, sono diventati tuoi amici. Però che servizio che gli fai!”

“Sì, ma per me è più un piacere. Però, tornando al discorso dei clienti di Serie A e Serie B, non lo faccio solo con il Sassuolo. Spesso succede che aspetti anche squadre di pallavolo, di calcetto che arrivano dopo la partita, a volte anche a mezzanotte. Forse siamo diventati un punto di riferimento per chi fa sport e ha orari un po’ scomodi, perché diamo disponibilità in termini di orario.”

“Quindi con i giocatori del Sassuolo è iniziato un po’ tutto per caso: gli piaceva la pizza, gli piaceva il tuo modo e hanno iniziato a venire più spesso?”

“Sì, sono venuti i primi, a loro è piaciuto e forse da lì ne hanno parlato tra di loro ed è partito tutto. Specialmente quando la maggior parte abitava a Sassuolo o nei dintorni e c’ erano altri allenatori, venivano quasi sempre. Per pranzare, ognuno si doveva arrangiare per conto suo, e mangiavano tutti insieme qua. Ora devono spesso mangiare in gruppo e, giustamente, stanno a Ca Marta, che ha la convenzione con il Sassuolo Calcio.”

“Sapendo che i giocatori venivano spesso qua, è mai successo che qualcuno dello staff del Sassuolo ti abbia contattato per farti raccomandazioni sul cibo da somministrare ai giocatori? Dato che è risaputo abbiano diete abbastanza ferree.”

“No, non mi è mai successo niente di questo tipo. Però una sera che era venuto qua a mangiare, Mister di Francesco, nel suo primo anno a Sassuolo, mi ha detto che era contento che i ragazzi venissero a mangiare da noi, perché sa che facciamo una cucina salutare e non molto grassa. Da lì ho pensato che probabilmente si fosse già accertato che il cibo potesse essere corretto per il regime alimentare a cui i calciatori devono sottoporsi. Inoltre, spesso vengono anche i dottori che seguono il Sassuolo Calcio, e anche loro avranno fatto le loro valutazioni sul cibo. Ma in generale i giocatori sono bravi a trattenersi e mangiano molto semplice.”

“Qual è il loro piatto tipo? La loro pizza tipo?”

“No, la pizza non la mangiano quasi mai. L’ hanno sempre mangiata solo dopo la partita. Durante la settimana mangiano pasta, prosciutto crudo, bresaola, parmigiano, insalata, pomodori, carote… Ci sono poi quelli che hanno diete particolari, come era per Terranova: ci aveva dato la dieta che gli aveva prescritto il suo dottore, con la lista di ciò che poteva mangiare a mezzogiorno e alla sera, e tutto andava in base all’ allenamento che era stato fatto, o che doveva essere fatto, in quella giornata. Ma anche altri avevano diete speciali, come Manfredini, dovevamo pesargli i pomodori e le carote perché ne assumesse la quantità giusta, ma non era un problema perché mangiavano sempre cose molto semplici. E come pane gli davo sempre la pinsa, che ha meno carboidrati ed è più digeribile.”

“E qual è stata la pizza più strana che ti abbia richiesto un giocatore?”

“Prendevano sempre cose semplici, anche con le pizze stavano leggeri.”

“Neanche il capitano si concede di sgarrare? Qual è un ingrediente che non può mancare nella sua pizza?”

“No, anche lui ordina sempre molto semplice… Margherita oppure con il prosciutto crudo. Di Francesco invece prendeva sempre crudo e rucola.”

“Beh, e del Sassuolo di quest’ anno cosa ne pensi? Cosa dici di De Zerbi?”

“De Zerbi lo conosco, viene spesso a mangiare qua e veniva anche l’anno scorso, a volte con lo staff, sono tutte persone fantastiche. Poi io di calcio non è che ci capisca molto, ogni tanto lo guardo, ma non mi permetto di giudicare le scelte, se giuste o sbagliate.”

“Tu non hai mai giocato a calcio?”

“No, no. Cioè, raramente qualche partitella da ragazzino, ma mai fatto scuola calcio. Guardo le partite quando riesco perché mi piacciono, ma capita spesso che non riesca neanche a vederle, dato che sono spesso quando lavoro.”

“Quali sono le maglie alle quali sei più affezionato, tra quelle che hai?”

“Sicuramente quella di Magnanelli, anche se adesso si è staccata la scritta dietro e me ne dovrà portare una nuova, quella di Paolo Bianco, e quella della nazionale di Claud Adjapong, che me l’ha portata qualche settimana fa. È venuto, mi ha dato la maglia e mi ha fatto vedere sua figlia che è nata da poco. Comunque tutte le maglie sono speciali per me.”

“Quindi tu e Claud avete un bel rapporto?”

“Sì, ma lui lo conosco da quando aveva 12 anni, che veniva qua con gli amici di scuola. È stato un bel momento quando l’ho visto l’altro giorno, lo conosco da quando è bambino e adesso è papà e gioca in nazionale… Grandi traguardi.”

“A proposito di nazionale, chi è venuto a mangiare qua che abbia giocato in nazionale?”

“Beh, Claud, Zaza, Matri, Boateng, Politano, Berardi, Peluso, Acerbi, Sansone… Ne sono passati diversi. Poi, quando c’era Di Francesco, veniva spesso Damiano Tommasi, il presidente dell’associazione calciatori.”

“Hai servito persone importanti!”

“Eh, possiamo dire di sì.”

“E invece, parliamo di soldi… con le mance com’ erano? Facevano i generosi o erano tirchi?”

“Mah diciamo che erano abbastanza generosi! Sansone lasciava spesso qualcosa, anche Di Francesco lasciava sempre qualcosa e mi diceva “per i ragazzi”. Sono sempre stati abbastanza brillanti.”

“Fai un saluto ai tifosi neroverdi Pino!”

“Forza Sàsol!”

Per dovere di cronaca, la birra di Di Francesco, anche se non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo, si chiamava 4-3-3.