Chiedi chi era Duncan

Non potremmo forse trovare parole migliori di quelle proposte dalla pagina social del Sassuolo: Alfred Duncan è stato una bella storia neroverde.

Il ragazzo, classe ‘93 e coetaneo di chi vi scrive, era arrivato in Emilia come uno dei grandi colpi di un Sassuolo che voleva cominciare ad ingranare. Preso a 6 milioni era stato un innesto perfetto per il centrocampo-a-3 del Di Fra e, nonostante nel 2015 avesse poi solo 22 anni, era diventato un punto di riferimento per il gioco.

Dopo qualche ottima annata al Livorno, fra B e A, la stagione alla Sampdoria aveva convinto la società a puntare decisa su di lui, comprandolo per 6 milioni (non pochi per l’epoca) e subito iniziata l’estate. Il ragazzo lanciato dalla cantera dell’Inter, campioncino d’Europa, cominciava a fare sul serio.

Lontano dai riflettori, Duncan è stato un acquisto decisivo nell’anno che poi ci ha portato al 7°posto e all’Europa League, merito che dovremmo forse cominciare a riconoscere a tutti con una targa da appendere il camera.

In quel Sassuolo made in Italy spuntavano due eccezioni: Sime Vrsaljko e proprio Duncan, ghanese di nascita ma italiano di adozione. Di lui proprio non se ne poteva fare a meno in quella mediana che correva e copriva il campo del miglior Sassuolo di sempre.

Spesso abbiamo parlato di lui come di un centrocampista di “quantità”, ingannati forse dal fisico potente e dalla posizione in campo. Ed effettivamente è stato per molto tempo una mezzala fondamentale nelle transizioni.

Ma che piede, che tocco e che tiro da fuori! Chi non ricorda i suoi strepitosi spari nell’angolo, come quello contro l’Empoli, nell’ultimo Sassuolo del Di Fra.

Di Duncan il Sassuolo ha ricordato tutto, anche i suoi 18 assist che fanno capire la sua preziosità in rifinitura (su 5 stagioni sono oltre 3 assist ad annata). Senza contare che nelle ultime due stagioni con De Zerbi era arrivato al record di gol (4 con la doppietta all’Atalanta) e ad essere il primo assistman neroverde in questo inizio di campionato.

Forse però il gol più bello lo dobbiamo tranquillamente assegnare allo schema con cui era arrivato l’1-0 contro il Milan al Mapei, con quella palla di Magnanelli, quel finto movimento di Sansone e quella botta di esterno sinistro ad alzarsi per arrivare perfettamente sotto la traversa. Un gol iconico, perchè quel pomeriggio il Sassuolo si sentiva invincibile e capiva che poteva davvero arrivare lontano.

Quel giorno, quella capacità tecnica fece accorgere l’Italia di un ragazzo di 23 anni che trascinava una città di provincia a battere il Milan. Da quel gol nessuno ha più potuto sottovalutare nè lui nè il Sassuolo.

Un centrocampista a tutto tondo, capace anche di andare oltre il calcio e di essere un raccordo sociale per la comunità ghanese di tutta Italia, e molto presente a Sassuolo. Un merito riconosciutogli proprio pochi mesi fa dall’ambasciatore ghanese in persona allo Stadium. Segni e parole che fanno capire quando un ragazzo diventa un uomo.

Sul perchè le nostre strade si dividano, non possiamo che fare supposizioni. Tatticamente il passaggio al centrocampo a 2 a supporto di un trequartista lo aveva allontanato dalle rotazioni e probabilmente la voglia di cambiare ha prevalso. 

A un giocatore che se ne va avendo dato tutto, non possiamo che augurare il meglio. Lascia un ulteriore tassello di quell’Undici che è nella storia, un pilastro del centrocampo che speriamo possa raggiungere traguardi ancora più grandi e che speriamo possa lottare per tornare in Europa … contro di noi.

In bocca al lupo, Alfred!