EDITORIALE. Impossibile ignorarci

Nel caldo, caldissimo sabato pomeriggio a Roma, Lazio-Sassuolo ci conferma che i biancocelesti non sono più in forma per reggere la lotta scudetto e che questo Sassuolo è in rampa di lancio, avendo dominato la seconda squadra del campionato.

Le statistiche parlano chiaro, il Sassuolo ha tirato verso Strakosha ben 18 volte, un numero elevatissimo per la Serie A, un tiro al bersaglio in pratica. Bersaglio non spesso centrato, però, perché solo tre tiri sono arrivati in porta a cui però dovremmo aggiungere le occasioni di Djuricic e Boga, che difficilmente avrebbero sbagliato “ a riposo”.

Il caldo è stato certamente un fattore, come la stanchezza con cui entrambe le squadre sono arrivate all’incontro. La sensazione, però, è che De Zerbi abbia studiato e lavorato sull’inerzia dell’incontro, mentre Inzaghi no. O meglio non abbia potuto farlo.

Nella capitale con quaranta gradi all’ombra di Luglio, era evidente che la partita si sarebbe giocata principalmente nel secondo tempo, con le squadre più larghe, stanche e con più fresco per i nuovi entrati. Sembra che Lazio abbia ignorato questo aspetto, illudendosi che un gol di vantaggio potesse bastare e dosando molto male le energie.

Non si spiegano le galoppate di Lazzari sulla fascia, potenti e pericolose, ma eccessive per la condizione climatica e l’evidente affanno di una squadra che non era capace di reggere i suoi ritmi: solo Immobile, fresco di riposo da squalifica, sembrava tenere il passo del laterale, mentre gli altri traevano spesso più problemi che vantaggi da una risalita rapida dell’ex SPAL.

Il De Ze ha sostanzialmente impostato una partita “al contrario”, partendo con un assetto di gioco che di solito lascia per la ripresa: Boga per sfiancare, Traorè sulla fascia che non possiamo certo dire titolare e infine la mossa Raspadori.

E’ stata indubbiamente anche la giornata di Giacomo Raspadori, classe 2000 di Bologna (Bentivoglio a voler essere precisi) e alla sua prima assoluta da titolare in serie A. Lo avevamo già visto un paio di partite, per qualche minuto finale, ma sempre nelle rotazioni e mai nelle idee della formazione titolare. 

De Zerbi aveva parlato molto bene di lui già in Agosto in ritiro, considerandolo un membro a tutti gli effetti della prima squadra. Stravedo per lui, rimarrà con noi” aveva detto in quella che sembrava in tutto e per tutto un’investitura. Poi però solo qualche giro d’orologio e poca attenzione, il ragazzo sembrava passato in secondo piano.

La mossa di De Zerbi è certamente stata questa: non si può dare poco peso al buttare un giovane esordiente come punta titolare contro la seconda squadra del campionato che si gioca lo scudetto, l’importanza di questa mossa trascende l’effettivo apporto di Raspadori sulla partita. E’ sembrata una “mossa Turati”, quando il mister scelse il giovane portiere al posto di Consigli contro la Juve pochi mesi fa. E anche lì fu un grande esordio.

Ben due gol per Giacomo “Jack”, che non si è fatto demoralizzare dal primo inspiegabile annullo. Parole da persona matura, più che da calciatore, nel dopopartita, che fanno ben sperare sul suo futuro umano oltre che sportivo. Speriamo di avere con noi questo prodotto del vivaio.

La copertina è sua, ma il paginone è per il resto della squadra e per l’abile giocatore che prepara lo scacchiere. Dopo un 1-0 decisamente fortuito, la Lazio non ha prodotto granché, anzi si è proprio spenta. Il dato decisivo è questo: il Sassuolo è riuscito a praticare 16 (sedici!) passaggi consecutivi in media in ogni azione nella metà campo biancoceleste. La Lazio solo 9.

Quindi la Lazio non è riuscita quasi mai a pressare con aggressività le trame neroverdi, mentre è stata ostacolata, riuscendo a fare tanti passaggi quanti il Bologna la scorsa partita. Questo è forse il maggiore indice della stanchezza.

Ma il caldo c’è per tutti, e nelle sostituzioni di Caputo, Defrel, Berardi e persino in quella di Rogerio per Boga (dovremmo soffermarci sulle capacità offensive del terzino, ma non qui) c’è stata una risorsa che la Lazio non aveva. Jony, Cataldi e Leiva non hanno svoltato minimamente la partita e non sono stati messi nelle condizioni di farlo.

Il gol finale di Ciccio non è altro che la sigla su una partita controllata fino all’ultimo minuto, un vittoria strameritata e netta, di cui però la stampa sembra non prendere atto.

Si parla di “Tonfo Lazio” o di fine della corsa scudetto. Si dice la Lazio ha perso, non che il Sassuolo ha vinto. Si cercano i motivi della disfatta romana e non della vittoria sassolese, ma forse a noi questo fa quasi comodo.

La stampa sembra ancora ignorare la potenza e le potenzialità di questa squadra, che quatta quatta insidia le parti alte della classifica e va a fare paura a Cristiano Ronaldo. Noi ci godiamo questa partita, quasi perfetta, e aspettiamo di poter ringraziare dal vivo questi ragazzi alla fine di una stagione già strepitosa a questo punto.

Poi quando gli altri se ne accorgeranno, forse sarà troppo tardi. Per loro.

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