Come abbiamo fatto a prendere gol in 6 secondi?

Ok non vogliamo fare i vittimisti, i rosiconi o comunque quelli che “quando succede qualcosa noi siamo quelli dalla parte sbagliata”, però partiamo dal fatto che è stato battuto un record in Serie A e il Sassuolo lo ha subito.

6.76 secondi. Centesimo più centesimo meno dal fischio alla varcata di linea.

Tanti sono bastati a Rafael Leao per imbucare la porta di Consigli. Due soli passaggi, il calcio d’inizio e l’assist di Calhanoglu, un solo tiro e in totale 8 tocchi del pallone in tutta l’azione.

Considerando la metà campo di 57,5 m del Mapei Stadium, la palla ha viaggiato ad una media di 30,6 km/h cioè una corsa lanciata. Quella di Leao che parte dalla riga di metà campo e non si arresta fino al gol, raggiungendo probabilmente un picco di accelerazione ben superiore ai 30 km/h, ma se non ho fatto Fisica c’è un motivo.

Abbiamo visto molte volte le squadre provare la famosa “ondata” importata in Italia per la prima volta da Zeman: otto giocatori schierati sulla linea di centrocampo, passaggio all’indietro e tutti all’arrembaggio. Ma il Milan non ha fatto esattamente questo.

Al calcio d’inizio il Milan ha attaccato con 6 uomini, molti ma non ingestibili considerando di avere due linee schierate di 2 centrocampisti e 4 difensori. Ma il nostro schieramento prevedeva un 4-1-4-1 per cercare di pressare subito. Il Milan ha capovolto tutto.

Mentre il trequartista (Calhanoglu) e un esterno (Diaz) hanno scambiato al centro e poi sfondato da lì, l’altro esterno (Saelemakers) entrava largo da destra preceduto Tonali, Leao, che teoricamente giocava da punta, rientrava da esterno ma aveva Theo Hernandez largo in fase di disturbo.

Questa impostazione potrebbe essere stata fondamentale per far indugiare al ripiego Berardi e Toljan. Mentre Djuricic vede Saelemakers buttarsi nello spazio e si lancia all’inseguimento senza dubbio, prima Berardi e poi il tedesco danno un’occhiata al terzino francese preoccupati di un suo inserimento.

A mettere fretta ed indurre all’errore è il fondamentale attacco a testa bassa di Calhanoglu, che coglie impreparato tutto lo schieramento neroverde. Il turco punta lo spazio fra Bourabia e nessuno dal momento che Lopez si è alzato assieme a Traorè: il triangolo di centrocampo è capovolto e questo è probabilmente l’errore di chi non si aspetta un attacco frontale.

Nel momento dell’assist a Leao, vediamo che il nostro schieramento è già in rotta, con 5 giocatori attratti dal numero 10 rossonero e Tonali, Diaz e Saelemakers sostanzialmente in rampa di lancio contro Rogerio in un 1 vs 3.

Leao avrebbe potuto probabilmente fare l’assistman, se non avesse tirato.

L’assist è ottimo ma anche il movimento di Leao è sublime, capace di passare alle spalle di Berardi ed incunearsi alla perfezione fra terzino e centrale. Decisive però anche qui le attese di Toljan e Marlon che non leggono il movimento. Anzi Marlon addirittura fa un passo in avanti poco prima del tocco per il 17, mentre Ferrari aveva già capito di dover ripiegare.

A fine partita Pioli ha dichiarato come questo fosse uno degli schemi che ha preparato, e del resto ci sta che un allenatore se ne prenda il merito “dall’alto delle sue due lauree”, ma francamente tanto merito al Milan quanto demerito al Sassuolo.

De Zerbi era convinto di partire e pressare alto, ma forse non era chiaro a Bourabia che lui sarebbe stato l’unico frangiflutti in caso di attacco. Inoltre, sebbene Theo fosse da controllare, il terzino francese era lontanissimo e Toljan poteva intervenire. Inspiegabile, infine, il passetto di Marlon e la mancanza di durezza nei contrasti da parte di tutti.

Così come contro l’Inter, il Sassuolo sembra in grande difficoltà quando una squadra alza l’intensità della ripartenza.

Le combinazioni fra pochi giocatori rapidi in attacco, pane quotidiano di Conte ed ottima tattica anche del Milan dei funamboli, sembrano lasciare attonita e un po’addormentata la difesa del Sassuolo.

Chiaro che è nella rapidità di esecuzione che si vede il livello della grande squadra, è con le grandi combinazioni che tutte le big europee scardinano le difese avversarie, ma sembra quasi che il Sassuolo non ci sia abituato, non abbia ancora preso le misure.

I progressi difensivi dell’era De Zerbi ci sono e sono evidenti, tuttavia resta ancora questa sbavatura come se la difesa neroverde abituata a dettare i tempi del gioco e gli stessi ritmi della palla, non riesca a contenere le esplosioni in campo aperto di qualche giocatore rapido.

Un tema di organizzazione, ma anche di mentalità. In entrambi i casi, ci sono ampi margini di miglioramento e un bel carico di lavoro per il mister e i suoi.