Che fine ha fatto EZEQUIEL SCHELOTTO

In questo momento difficile non possiamo che calare l’asso per alleviare la quarantena di tutti. Colui che da il volto a questa rubrica e che forse ne è anche l’apice. Lo facciamo a nostro rischio e pericolo, sapendo che potrebbe non esserci nessuno meglio di lui.
E’ il momento di parlare del “Galgo”, il levriero che sfreccia sulla fascia e che per fortuna purtroppo ha sfrecciato anche con la maglia neroverde. Ezequiel Matias Schelotto.
Schelotto era stato uno dei trasferimenti più chiacchierati della prima sessione di mercato estiva da Serie A, complice la sua storia e lo sviluppo sempre più crescente di pagine “bomberisitche” che sostanzialmente amplificano le prese per il culo.
Ezequiel arriva in neroverde agli sgoccioli, il 29 agosto del 2013, in prestito con diritto di riscatto dall’Inter. Come siamo arrivati a questo punto è una storia che merita di essere approfondita.

Nasce nel 1989 a Buenos Aires, ma il cognome ne denota marcate origini italiane. Dopo le giovanili con Velez e Banfield, viene proprio notato da una squadra italiana: il Cesena, all’epoca in Serie C. Nel 2008 a soli 19 anni sbarca nella penisola ed esordisce il 5 aprile 2009 per via di problemi con il tesseramento.
Viene inizialmente schierato come terzino destro e il suo impatto è ottimo sulla categoria. Gioca 6 partite sul finire della stagione, ma la squadra viene promossa e lui comprato (a metà) dall’Atalanta. Siamo negli anni delle turbo-comproprietà.
La stagione successiva, in B, avviene il primo incrocio fra il Levriero e il Sassuolo. In un caldo pomeriggio di settembre, Sassuolo e Cesena incrociano sull’1-1 e la serie B comincia a non poter ignorare Schelotto. L’azione del gol è poi incredibile visto che proprio lui salta Polenghi e mette in mezzo per un finissimo colpo di tacco di…Christian Bucchi. Se non riuscite a trattenere le lacrime con questo video, vi capiamo.
Le azioni salienti ci dicono già qualcosa di Schelotto. Con fisico filiforme e gambe teleferiche, in realtà Schelotto sembra non essere mai in reale controllo della palla, ma semplicemente il primo che riesce a toccarla. Conclude quella stagione con 6 gol e 2 assist e le prime partite da ala d’attacco su intuizione di Bisoli. Il Cesena riesce nel doppio salto e arriva in A.
Nella massima divisione, 2010/2011 Schelotto ha appena 21 anni e ha già passato il viatico dell’oriundo. Secondo Wikipedia viene paragonato come caratteristiche a Mauro German Camoranesi, ma questo perchè ne è sostanzialmente la copia riprodotta forse per volontà di Ezequiel stesso visto il taglio. Ruolo simile, capigliatura e barba simili, e questa volta la Nazionale non rischia di farselo sfuggire e lo arruola fin dalle giovanili.
Dopo un inizio abbastanza altalenante, a gennaio arriva una cessione a sorpresa. L’Atalanta (che ne deteneva il cartellino e lo aveva solo prestato al Cesena) lo gira in prestito al Catania degli argentini. Non dilunghiamoci quanto dovremmo, perchè tutti si ricordano il Catania di Diego Pablo Simeone in cui si parlava spagnolo con Andujar, Papu Gomez, Silvestre, Bergessio, Maxi Lopez, Izco e Ledesma. Evidentemente l’essere passato alla nazionale italiana spiega perchè Schelotto non si ritrovi granchè in quell’Undici.
L’anno dopo arriva la svolta, l’approdo all’Atalanta. Siamo lontani 4 anni ancora dai tempi di Gasperini, ma Bergamo si sta già attrezzando per mostrare, lanciare e vendere a peso d’oro esterni da sbattere nel bidone del rusco una volta comprati da una grande. Saranno gli anni in cui esplodono Padoin, Peluso, Bonaventura. E Ezequiel appunto, un esterno moderno.
Largo nel 3-5-2 trova effettivamente la sua dimensione in un momento tattico in cui, dopo Mazzarri e Guidolin, l’arrivo di Conte sta portando in auge la difesa a tre e gli esterni. Con 7 assist per il tanque Denis e 2 gol, sembra arrivata la chiamata decisiva della carriera. E arriva da Milano.
Nel gennaio 2012 l’Inter di Stramaccioni è in rampa di lancio. Con 7 vittorie consecutive nonchè l’espugnazione dello Juventus Stadium, l’Inter è terza e cerca il salto per raggiungere la Juve e far vedere che gli eroi del triplete hanno ancora qualcosa da dire. Peccato realizzi forse il peggior calciomercato possibile, dal momento che prende Schelotto, Kuzmanovic e Kovacic, mentre vende Coutinho al Liverpool per 10 milioni. Verrà rivenduto per 15 volte tanto.
L’arrivo di Schelotto alla Pinetina comincia ad avere il sapore di inganno svelato. Le doti fisiche non mancano, ma l’intelligenza tattica lascia a desiderare. L’Inter comincia a sprofondare in classifica. Stramaccioni rimane saldo in panchina, ma i punti a fine stagione sono solo 54 (record negativo) e il piazzamento è il nono posto: fuori da ogni coppa.
Non passa inosservato il nostro Levriero che riesce in qualcosa che forse migliaia di bambini sognano: segnare nel derby.
In una partita assurda, disponibile per intero su Youtube ma francamente la quarantena è meglio, si scontrano un’Inter a pezzi che scopre di avere uno dei migliori portieri al mondo e un Milan ad elevatissimo coefficiente tamarro con El Sharaawy, Balotelli e Boateng. Il pareggio è agguantato dal Galgo in maniera incredibile: Nagatomo rientra e crossa in mezzo, Mexes sceglie di non marcare nessuno ma Schelotto fa un inserimento che nemmeno Palacio si aspettava e segna.
L’esultanza è incredula, dapprima non fa nulla, poi accenna a togliersi la maglia, poi si butta per terra e lì realizza la cosa, commuovendosi. Giocatore di grande corsa e cuore, ma come si sa, non sono mai bastati.
In estate il subentrato Walter Mazzarri lo taglia fuori e Bonato se lo accaparra subito. Deve sostituire lo squalificato Berardi e Di Francesco lo butta quasi subito nella mischia. Ma il suo esordio a Reggio in neroverde è proprio QUEL 7-0, quello contro la sua ex squadra, quello contro l’allenatore che lo ha scartato. Possiamo solo immaginare la botta psicologica.
In realtà un gol è persino riuscito a farlo a Sassuolo, nel pirotecnico 2-2 contro la Lazio. Qui il Difra lo schiera esterno nel 3-5-2, il suo ruolo più naturale, e il gol lo realizza sempre di testa come nel derby. Bisogna dire che la prestazione è comunque opaca, il giocatore è sempre piantato, lento nel decidere cosa fare del pallone e abbastanza inconsistente in ripiegamento difensivo.
Diciamo che il tempo ha dato ragione a Eusebio: ci sono giocatori in grado di farti cambiare modulo e Schelotto non è fra questi. A Gennaio finisce la sua avventura con noi e nel MAXISCAMBIO (ne abbiamo parlato qui) va al Parma. Qui comincia la sua storia finale.
E ha dell’incredibile, perchè al Parma realizza ben 4 gol, il miglior score di sempre. Viene comunque da chiedersi come abbia fatto un’ala ad arrivare all’Inter e alla Nazionale italiana (1 presenza ai tempi dell’Atalanta) senza aver mai fatto più di 3 gol in una stagione.
Insomma, fare la miglior (metà) di stagione quando tutto il mondo ti considera già bollito a 25 anni può non essere d’effetto. I gol che segna, peraltro, sembrano tutti un po’ frutto del suo semplice essere in campo ed essere agile. Il Parma arriva al 6° posto trascinata da Cassano, ma il FPF blocca tutto. Prima che scoppi la bolla, Schelotto torna all’Inter.
In questo è quantomeno fortunato, ma la stagione seguente viene girato in prestito con obbligo condizionato di riscatto al Chievo Verona. In Veneto arretra gradualmente a terzino, ma non impressiona con 0 gol e 0 assist. In seguito a 28 partite da almeno 45 minuti, il Chievo dovrebbe riscattarlo, ma a fine stagione se ne contano solo 26! Contro il volere di TUTTI torna in nerazzurro.
Il clima a Milano è talmente pesante che il giocatore si svincola dopo non essere risucito a trovare un club per l’anno seguente. A novembre raggiunge un accordo con lo Sporting Club che noi chiamiamo Sporting Lisbona, con una clausola rescissoria di 45 milioni. Specifichiamo che i club portoghesi sono obbligati ad inserire le clausole e che serviva probabilmente per l’ennesimo bilancio gonfiato. Ma fa comunque ridere.
Fino a febbraio non viene mai convocato, forse perchè indietro di condizione. Poi a gennaio entra nelle gerarchie e diventa terzino destro titolare. La stagione seguente alla faccia vostra gioca anche i gironi di Champions contro Real e Borussia. Anche nella Liga non è male, mantenendo la titolarità.
Ecco poi uno di quei trasferimenti che fanno capire come, forse, la carriera senza senso se la sia un po’cercata.
Nel 2017 a fine mercato (sempre) si trasferisce al Brighton, club appena promosso in Premier League. Escludendo la sua passione per Marco Montemagno, è stato probabilmente attratto dalle sirene del campionato più bello del mondo. Peccato che la Premier sia il campionato più bello del mondo proprio perchè non fa giocare certa gente.

A fine stagione sembra anche titolare, palesando problemi con il rientro dalle ferie estive a questo punto, ma nella stagione 2018/2019 il Brighton lo sbatte prepotentemente fuori rosa: 0 convocazioni. E allora lui che fa? Ovviamente sfrutta la finestra di gennaio e ritorna al Chievo.
Forse in pochi si sono accorti del suo ritorno nel nostro campionato, probabilmente perchè gioca al Chievo e gioca solo 4 partite prima di rompersi il legamento crociato finendo la stagione a Febbraio. Inoltre nel nome del basso profilo sceglie in numero 2 sulla maglia, senza capire come sia passato dal 37 neroverde a questo.
Sfortunato, ritorna a Brighton dove sembra lo abbiano perdonato e compreso. Dopo un periodo di non convocazioni, è tornato nei giri del turnover con un paio di presenze sempre da terzino. Il gol manca dal 4 maggio 2014, in un pomeriggio di sole al Tardini, con una deviazione goffa da pochi passi a insaccare la porta di Fiorillo. Oltre 6 anni fa.
Il punto forse è proprio quello che ci siamo detti a metà del nostro racconto. I numeri non sono sufficienti per raccontare una prestazioni, ma qualcosa diranno pure! E allora com’è stato possibile che con quei numeri, con una sola stagione di grazia con la Dea e con quel controllo di palla, Ezequiel Schelotto detto El Galgo sia riuscito a giocare nell’Inter, segnare in un derby, essere preconvocato per un Europeo da Prandelli?
Forse noi tifosi del Sassuolo che abbiamo pagato il biglietto più volte per vederlo arrestrarsi senza motivo davanti al recupero del terzino avversario, come un gatto che si ritrova in un corridoio chiuso e circondato, avevamo capito che quel giocatore non era fatto per giocare ad alti livelli.
Schelotto forse non lo sa, e a 30 anni compiuti di recente, sembra ancora intenzionato a voler incantare l’Europa.