Sui tifosi del Sassuolo diciamola tutta

Il commento di Giovanni Carnevali dopo l’impresa compiuta dal Sassuolo in casa della Juventus è stato un fulmine a ciel sereno per alcuni tifosi, e noi fra questi.
Nulla poteva rovinare il quadro perfetto che i ragazzi di Dionisi avevano dipinto la notte del 27 Ottobre 2021 con una vittoria all’ultimo minuto all’Allianz Stadium, se non il fatto che a quel quadro mancasse la cornice. Perché al seguito della squadra c’erano solo quattro gatti, per la precisione 16.
“Con la Juve l’impresa più bella, ma i sassolesi non capiscono i nostri sforzi. Ringrazio i 16 ragazzi che erano a Torino, ma è sconcertante vedere il poco attaccamento alla squadra”
Parole dure, ma che fanno male anche a noi tifosi, perché in parte vere. Il fatto che ci fosse così poco accompagnamento alla squadra testimonia quello per cui un po’ tutti ci prendono in giro, ovvero che il Sassuolo interessa a pochi.
Siamo un club piccolo, la più piccola città a battere in casa la Juventus nella Serie A, ma questo non giustifica certo la così scarsa presenza, accomunata da un orario non facile (18.30 del mercoledì sera a Torino) e dal fatto che la storia degli incontri ci insegna che con la Juve si prendono sberle.
Scuse, certo. Va bene tutto ma essere in sedici è poco, anche se si è fatto di peggio.

Le affermazioni dell’amministratore delegato sanno un po’ di rimprovero paterno, e noi le accettiamo per tali. Giustamente la squadra sta facendo bene e ci si sente in dovere di rimproverare i tifosi di non riconoscerlo. Nei modi e nei fatti, è giusto così e ci dobbiamo prendere le responsabilità.
Se però la squadra sta facendo di tutto, lo stesso discorso non sentiamo di poterlo fare nei confronti della società.
Sì perché se da un lato è giusto che il nostro AD ci rimbrotti, dall’altro è anche strano che il responsabile di una società calcistica si lamenti del poco seguito: in parte dovrebbe anche essere quello il lavoro di una società.
La squadra è la squadra, certo, ma nel 2021 una società calcistica deve avere una visione a tutto tondo, la stessa visione che spesso è stata riconosciuta al Sassuolo Calcio per la sua governance e i suoi progetti. La stessa visione che ci ha portato dove siamo, un qualcosa di impensabile.
Ci sembra giusto, quindi, dare una voce anche a quella parte dei tifosi che in questi anni sentono che qualcosa si è rotto nel legame fra squadra e tifosi, giusto per ripulire parzialmente l’immagine di un tifo sassolese che sarà pigro, OCCASIONALE e tutto, ma c’è, esiste e alcune volte però non è stato sempre accompagnato a dovere.
Innanzitutto i soliti argomenti. Siamo una città piccola, che con 40mila abitanti non può pensare di riempire uno stadio da 20mila posti e che ha una storia recente. Non inesistente, ma indiscutibilmente recente. Al contrario degli altri club di provincia che hanno vissuto storie e leggende in precedenti anni di A e che tramandano di padre in figlio le gesta degli idoli, il Sassuolo ha oggettivamente 20 anni.
Prima era una anonimo club di città, con la maggioranza degli abitanti tifosi delle big. Questa è la realtà di tutte le città italiane al momento, non prendiamoci in giro. La rapida scalata del Sassuolo “from zero to hero” è stata paradossalmente un ostacolo all’affiatamento del pubblico? Probabilmente sì, ma ci arriviamo dopo.
Intanto soffermiamoci sul fatto che un 40enne medio oggi ha vissuto più anni con il Sassuolo sotto la B che sopra la B, che non ci sono anziani che tramandano passione ai giovani e che la maggior parte dei giovani di 30 anni sono nati tifando altre squadre. Questa è la realtà.
Poi passiamo all’altro punto eterno, lo stadio.

Nel 2013 il Sassuolo ebbe un’occasione più unica che rara, ovvero comprare uno stadio fatto e finito a meno della metà del cartellino di Defrel.
Occasione giustamente colta, come una manna dal cielo, e che tuttora porta frutti anche economici alla società, oltre che ritorno di immagine. Sarebbe stato folle non approfittarne, ma forse dopo quasi 10 anni possiamo stilare un bilancio quantomeno controverso in stile “CR7 alla Juventus”.
Indiscutibile il ritorno di immagine e le opportunità arrivate grazie a questo, dalla finale di Champions femminile, la Coppa Italia ma partendo dall’indimenticabile Trofeo TIM. Certo è che dopo anni di migrazione al Braglia di Modena, il tifo sassolese è stato costretto ai 40 minuti che lo separano dal Mapei Stadium di Reggio Emilia. Uno stadio bello, moderno, ma lontano.
Il fattore comodità è ormai fondamentale nella concezione terzomillenaria dello stadio. Laddove stanno sopravvivendo allo strapotere delle tv, gli stadi sono spesso inseriti nei quartieri delle città o con un quartiere costruito. In Italia in generale siamo più vicini alla concezione napoleonica dei cimiteri, ovvero fuori dalle balle.
Con Reggio però un po’ si esagera. Quaranta minuti si impiegano a raggiungere San Siro dall’altra parte della città di Milano, ma spendendo 3 € di metro e senza dover guidare e trovare parcheggio.
Quanto è sostenibile uno stadio a Sassuolo? Forse zero, ma la domanda che nove anni fa trovava già questa risposta forse oggi andrebbe ribaltata: quanto è sostenibile lo stadio a Reggio?
In altri termini societari: quanto e come si è investito per coinvolgere il tifo della provincia? Sassuolo è a metà fra Reggio e Modena, eppure i tifosi reggiani e modenesi sembrano ancora ben ancorati alle loro claudicanti squadre. Inoltre cosa si è fatto per agevolare l’afflusso del tifo sassolese allo stadio?
Il tifoso sassolese è un pigro e lamentarsi è sempre facile, ma non è che qualora volesse andare allo stadio trovi granché di aiuto fra trasporti e tariffe. Senza contare l’inesistente ritorno turistico per la città di Sassuolo, che di tifosi ospiti non ne ha mai visti.

Arriviamo poi alla Curva, la frangia calda del tifo che a Sassuolo ha avuto molte difficoltà. Non sappiamo bene la storia (anzi vorremmo approfondirla se qualcuno vuole parlarne), ma sappiamo solo che la curva del Braglia era piena la notte del gol di Missiroli, mentre ora è spesso vuota.
Andare a tifare senza curva è un dimezzare l’esperienza dello stadio. Cosa si è fatto per sostenere la curva? Molti club danno anche sostegni economici a chi organizza, ma possibile che qui non si riesca a combinare granchè?
Il tifo a Sassuolo c’era, c’era e benchè ci sia da considerare l’effetto Covid e il generale declino della partecipazione sportiva, ora ce ne è di meno. Numeri alla mano il Sassuolo ha aumentato i suoi tifosi, ovvero coloro che si definiscono tali nei sondaggi, ma non sappiamo bene dove ed è bene chiedersi: l’operazione di “internazionalizzazione” del Sassuolo ha avuto senso se delocalizzata in province lontane? Detta in altri termini, al Sassuolo conviene di più scaldare il tifo della sua città o attirare tifosi in giro per l’Italia che difficilmente saranno presenti allo stadio?
Ovvio che sarebbe bello avere entrambe le cose, ma l’impressione da tifoso è che la società abbia effettuato una scelta di “rebranding” che per alcuni aspetti si è ritorta contro.
Il Sassuolo è arrivato in A come un “miracolo” e quel miracolo ha portato a riempire lo stadio di Modena e la piazza di Sassuolo, con urla e canti di giocatori (soprattutto Troianiello). Poi da lì è cominciato il “progetto”. Si è voluto cambiare consapevolmente la narrazione anche perchè è quella che rispecchia la realtà dei fatti! Peccato che i progetti non appassionino i tifosi quanto le imprese, non riescono a far sentire nessuno parte di qualcosa. Non credo che qualcuno possa andare allo stadio carico e gasato dicendo “vado perchè mi sento parte del progetto!”.
Grazie al progetto, il Sassuolo si è rivelato una fabbrica di talento come poche in Italia, un’eccellenza in termini di giocatori e allenatori, basti pensare a quanti ex ora sono in pianta stabile con Mancini o il fatto che due allenatori si siano andati a giocare la Champions dopo il Sassuolo. Per non parlare poi della Puma, uno sponsor di caratura mondiale.
Tutto bello, ma ad un prezzo.

Ci si è un po’ allontanati dalla città e dall’ambiente, i giocatori non vivono a Sassuolo (scelta libera e comprensibile eh) e non si vedono se non in qualche sparuta occasione. La squadra si può incontrare o in piazza ad inizio stagione, quando i più fortunati sono al mare, altrimenti ci si accontenta di qualche delegazione al Cersaie o all’ospedale per Natale.
Lo stesso centro sportivo all’avanguardia, il Mapei Center, è defilato da Sassuolo. Mentre prima allo stadio Ricci qualche giocatore si vedeva nel via e vai mattutino o pomeridiano. Questo è un peccato anche per i giocatori stessi, che giustamente non saranno mai coinvolti come chi ha scelto di vivere la città, ad esempio il Capitano.
Questa un po’ la situazione che è giusto ricostruire soprattutto a chi, magari, sentendo solo le parole della dirigenza e vedendo le immagini, non conosce la realtà che vivono i tifosi neroverdi.
Noi dopo le critiche, che speriamo possano essere sentite non come acide ma come costruttive, buttiamo lì qualche idea.
Perchè non investire di più su delle belle amichevoli allo stadio Ricci, agibile e semplicemente a capienza ridotta. In estate per Sassuolo-Vicenza la tribuna era discretamente piena, quindi perchè non organizzare belle partite lì per avvicinare squadra e tifo. Perchè non uno scontro Prima Squadra contro Primavera o magari un inedito “Maschi contro Femmine”, visto l’ottimo livello che stanno raggiungendo le ragazze.
Perchè non collegare una volta per tutte questo stadio con un servizio di navette chiaro, che parte dal centro e arriva allo stadio a degli orari decenti e soprattutto compreso nel biglietto. Sarebbe anche un’iniziativa che consentirebbe ai tifosi esterni di vedere la città, non che siamo Los Angeles eh ma finchè li lasciamo a Reggio…
Perchè non aumentare i progetti che vedono coinvolti i calciatori con i ragazzi, nelle scuole e negli istituti. La Generazione S è un ottimo punto di partenza, ma serve aumentare l’affiatamento dei giovani non solo al Sassuolo, ma allo sport in generale, tramite il coinvolgimento in prima persona dei calciatori.
In generale aumentare la presenza della squadra e degli eventi organizzati dalla società in concomitanza degli eventi cittadini, se si pensa alle fiere d’Ottobre proprio di questi giorni.
Infine SMOLLARE una volta per tutte la comunicazione del Sassuolo, ora forse troppo avviluppata nella sua serietà.
Abbiamo capito, siamo seri e bravi, persone prima che calciatori, impegno, professionalità e blablabla…ma serve abbassare un po’ il tono a volte, sbottonarsi e concedersi alle piccole realtà di tifosi senza la boria di chi è in Serie A, ha la Puma come sponsor eccetera eccetera. Serve tornare alla semplicità di un club di provincia quale che siamo, proiettati in alto ma radicati alla realtà territorio.
Un Sassuolo sempre in giacca e cravatta non può attirare chi gira in maglietta e pantaloni.
Quindi sui tifosi del Sassuolo, diciamola tutta, forniamo il quadro completo ai media e piuttosto che continuare a appelli e frecciate tramite stampa, perché in questo modo non si crea un coinvolgimento efficace.
O magari l’appello di Carnevali sarà ascoltato, forse la vittoria della squadra e la ripresa della normalità riporteranno piano piano i tifosi neroverdi allo stadio e alla fine festeggeremo una bella stagione tutti insieme allo stadio.
E in quel caso, per l’ennesima volta, ringrazieremo la dirigenza per tutto il lavoro speso e per l’ennesimo ottimo risultato. Anche noi tifiamo per questo.