La rinascita di Traorè

Per la prima volta, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Hamed Junior Traorè ha parlato apertamente e anche con discreto coraggio del suo passato e della sua famiglia.

Non è una cosa scontata, non è un episodio che dovremmo prendere alla leggera, quanto piuttosto inquadrarlo nel contesto di un giocatore che sembra davvero rinato nella posizione in campo e nella sicurezza con cui ha trascinato la squadra nelle ultime uscite.

Il passato per lui non è mai stato qualcosa di semplice, sia a livello sentimentale immaginiamo, sia a livello di immagine dal momento che ha rischiato di essere giudicato non solo dall’opinione pubblica, ma anche dalla giustizia per quello che è stato e che ha fatto. E oggi non si sa cosa sia peggio sinceramente.

Di lui avevamo ricostruito una fumosa apparizione in Italia verso i 15 anni, con un aereo preso con il fratello Amad Traorè di due anni più piccolo, per ricongiungersi con la famiglia che qui viveva. I due ragazzi erano esplosi come talenti ed erano arrivati entrambi ad esordire in Serie A uno con l’Empoli e uno con l’Atalanta. Il tutto in brevissimo tempo, un arco medio di 3 anni dal nulla al calcio dei grandi.

Voi cosa facevate a 17 anni? Traorè conferenze stampa in Serie A

Poi il fulmine a ciel sereno, le indagini, le notizie, il processo.

La storia di Traorè si è rivelata molto più difficile di quella che immaginavamo.

Suo fratello non era suo fratello, e i suoi genitori non erano i suoi genitori. Amad Traorè era in realtà un suo lontano cugino spacciatosi per fratello per lo stesso motivo per cui i suoi genitori si spacciavano per tali, ovvero consentire l’immigrazione in Italia per ricongiungimento familiare. Cioè l’unico modo per non entrare in Italia senza finire nel tortuoso giro dell’ “accoglienza” nei vari centri.

Dietro a tutto questo giro di parentele si nascondeva in realtà una rete di personaggi che importava calciatori ivoriani nella probabile speranza di poterne trarre dei vantaggi economici. Ovviamente i ragazzi erano ben felici di arrivare in Italia con questa scusa e di poter avere l’opportunità di cambiare la loro vita, ma non possiamo escludere che dietro tutto ci fossero pressioni ben più pesanti. Non ci è dato sapere.

Fattosta che il fu Amad Traorè oggi Diallo ha avuto la “fortuna” di seguire il processo dall’Inghilterra in forza allo United, mentre Junior lo ha vissuto qui in prima persona. Non può essere un caso che proprio dall’uscita della notizia (Luglio 2020) le carriere dei due si siano un po’ incrinate.

Diallo è scomparso dai radar della prima squadra dello United, mentre Traorè è rimasto per molti mesi secondo dei vari Djuricic e Boga, senza che il suo talento tanto atteso da noi si affermasse. La sua narrazione si stava avviluppando intorno a quella spirale di discesa pericolosamente comune a molti giovani.

Oggi qualcosa sembra cambiato.

Innanzitutto il processo si è concluso, i due cugini sono stati assolti dalla giustizia ordinaria in quanto minorenni coinvolti, mentre la giustizia sportiva gli ha inflitto una multa di 48mila euro per falsificazione al momento del tesseramento. Non certo bruscolini, ma una cifra che fortunatamente gli stipendi ripagano.

L’importante è la parola fine a tutto questo, e che questa parola sia giunta lo testimonia la serenità con cui finalmente Traoré ha parlato della sua famiglia nell’intervista che citavamo all’inizio:

Il più bel compleanno deve ancora arrivare, sarà quello che passerò quando potrà raggiungermi la mia famiglia: papà, mamma, mio fratello e le mie due sorelle. Sto preparando tutti i documenti. Il mio più grande sogno non è giocare la Champions League – anche se spero di riuscirci, ovviamente – ma riunire la famiglia.

Queste parole sono una liberazione non da poco, finalmente Junior può dire senza mascherarsi che di fatto lui è qui da 7 anni senza la famiglia, e che quel viaggio nel 2015 era un salto nel buio enorme non per la sua carriera, ma per la sua vita.

A tal riguardo riporta anche: 

Iil mio migliore amico ha affrontato il viaggio su un barcone per arrivare in Europa e fare il calciatore. L’ho saputo solo quando è arrivato in Spagna. In mare ha rischiato di morire più volte. Gli ho chiesto: “Ma lo sai che la vita è una sola?”. Mi ha risposto: “Sì, ma io ho un sogno e voglio realizzarlo”

Un discorso delicato, forse oggi meno di quanto lo fosse nel 2017, anche “grazie” alla pandemia e al calo della cattiveria nel discorso dei flussi migratori e degli sbarchi. Un discorso ad ogni modo coraggioso, una testimonianza che ha finalmente il sapore della sincerità in mondo come quello del calcio in cui se vuoi evitare grane certe cose le puoi anche semplicemente non raccontare.

Quello che lui ha affrontato nella sua vita è stato decisamente più complicato della normale vita di un ragazzo dai 15 ai 22 anni, e la sensazione che ora tutto sia come “passato” non può che portare positività riflessa in campo.

Anche perché sul rettangolo verde ora, con l’addio di Boga e il contemporaneo infortunio di Djuricic, ha una grossa opportunità e sembra la stia sfruttando molto bene per il momento.

Come molti giovani ben dotati fisicamente, Junior è stato spesso spostato in campo: ha giocato esterno d’attacco con la primavera dell’Empoli, poi trequartista, mezzala con Andreazzoli, nuovamente trequartista al Sassuolo e spesso anche esterno con una naturale propensione all’accentramento specie se paragonato a Jeremie.

Per anni ha subito un po’ il paragone con gli altri giocatori più maturi. Quando subentrava a Djuricic infatti era meno creativo del serbo, mentre quando sostituiva Boga era meno esplosivo e incisivo sulla fascia. I numeri però ci dicono che quel giocatore apparentemente né carne né pesce, è molto più concreto di quello che sembra.

Oltre alla partita di spessore con l’Inter, appena conclusa, parliamo di un giocatore che in questi anni ha effettuato 11 gol e 5 assist in serie A, ma che a livello di xG e xAssist ne ha prodotti 10.8 e 8.0. Per farvi capire, ne ha prodotti più di Boga nei suoi anni neroverdi e rispetto a Djuricic ha creato lo stesso numero di xG e un numero maggiore di xA!

Paragonando ancora i tre in queste tre stagioni di compresenza, scopriamo che Traorè è quello che ha effettuato più tiri in porta in media (quasi uno a partita) e anche quello che ha fatto avanzare di più la squadra. Dote importantissima e forse finora molto sottovalutata.

Infatti nonostante una precisione dei passaggi inferiore agli altri tre, Traorè ha fatto girare il pallone per 588 m in media a partita, mentre Djuricic 474 m e Boga solo 436 m. E la verticalità è stata ottima, dal momento che ha avuto la più alta proporzione di passaggi progressivi a partita (quasi 4 contro i 3.7 di Filip) e che ha fatto avanzare più la palla con i suoi passaggi progressivi (159 m contro i 112 di Djuricic e 75 m di Boga).

Occhio anche ai dribbling. Ovvio che qui Boga prende il largo, ma Traorè lo segue a ruota con 2 dribbling riusciti a partita (2 su 3 tentati). Anzi possiamo proprio dire che ora, senza più l’ivoriano, Hamed è il maggior dribblatore della squadra! 

Ed è stato in queste tre stagioni, sempre prendendo in esame il trio, quello con più palle recuperate, più contrasti e più pressioni. In pratica quello che ha dato più copertura difensiva.

Dati alla mano, questo è un giocatore che in questi anni tutti noi abbiamo sottovalutato e di cui nessuno fra gli addetti ai lavori esterni se ne è probabilmente reso conto. Lo abbiamo preso per una seconda linea, un giovane mai affermato e un talento ancora inespresso. E invece sotto c’è sempre stata della sostanza.

Le ultime uscite ci hanno costretto a guardarlo con occhi nuovi, con gli occhi forse ora finalmente simili a quelli di Giovanni Galli che, secondo il mito, lo vide per la prima volta in campo e lo volle nei suoi settori giovanili. Occhi senza più pregiudizi anche sul suo essere acerbo per natura.

Il gol contro la Juve, la quasi doppietta contro la Roma, l’assist al bacio per il 2-0 di Scamacca sono un trend improvviso quanto inaspettatamente solido. Le sue prestazioni sembrano quelle di un giocatore che avrebbe sempre potuto giocare così, ma che si è finora trattenuto: nelle ultime 3 partite ha infatti segnato il 66% dei gol stagionali, ha effettuato il 50% degli assist,  il 54% dei tiri complessivi e il 46% dei dribbling riusciti finora. Un’altra stagione.

Anche nei nomi del mercato che ormai sistematicamente da due anni circondano il Sassuolo, sono sempre rientrati  i vari Locatelli, Scamacca, Raspadori e Berardi o Boga, ma mai il suo. Di lui si è sempre parlato come di un giocatore un gradino sotto gli altri talenti neroverdi, anche rispetto a Frattesi che in questo inizio stagione nonostante gli sia di un anno più grande sembrava la “next big thing” del centrocampo.

In questi anni tanti gli sono passati davanti, tanto si è detto di lui, poco di bello e molto di pesante e pressante. Le attese di quello che è stato per un periodo l’acquisto più costoso del Sassuolo e la pressione di un ragazzo venuto qui non solo per cambiare la sua vita, ma per provare a cambiarla alla sua intera famiglia. E forse persino per sopravvivere.

Oggi quel ragazzo sembra non esserci più, sembra aver lasciato spazio al nuovo Traorè libero di essere quello che vuole in campo e fuori dal campo. Che se trova uno spazio fra le linee difensive o fra le pagine di un giornale, lo riempie con qualcosa di nuovo e personale, di creativo e di interessante.

Un giocatore rinato su cui forse l’intero Sassuolo potrebbe rinascere per questo finale di stagione.