EDITORIALE. Se solo fossimo una BIG

Esistono due modi per ottenere una vittoria, che generano due filoni di pensiero distinti: o subisco un gol in meno degli altri, o segno un gol in più degli altri. Tutto il resto è secondario.

Abbiamo subito la furia atalantina orientata decisamente sulla seconda corrente, ma questo non ci ha fatto ripensare anzi. Come il Mister ha ben detto a fine partita, c’è solo da imparare dall’Atalanta. Ed ecco una partita frutto di questo approccio.

Inter e Sassuolo giocano a viso aperto per tutti i novanta minuti una partita che potremmo dividere in decine di sotto-partite, scandite da fasi e cambi e ovviamente gol. Entrambe attaccano cercando di segnare, ma con una grande differenza: l’atteggiamento con cui si difende.

Andiamo con ordine. 

Il primo tempo è tutto per il Sassuolo, senza se e senza ma. Le formazioni la dicono già lunga, facendo capire che un po’ per fatica, un po’ per scelte, le 5 sostituzioni cambieranno di continuo lo spartito. Il Sassuolo cambia 7 giocatori su 11 rispetto a domenica, in pratica tutti tranne il tridente e Consigli. Invece l’Inter ne ruota “solo” 5  ma con panchine pesanti come Lautaro, Young, Barella, Candreva e De Vrij. 

Sembra quasi che l’Inter abbia lasciato iniziativa al Sassuolo, ma più per disorganizzazione che per pretattica. I terzini Rogerio e Muldur vengono sistematicamente lasciati liberi di impostare, gli attaccanti cadono spesso attirati dal possesso di Consigli e addirittura a metà primo tempo si vede una scena di nervosismo fra Conte, Biraghi e Moses ai quali non riesce di incrociarsi.

Il gol di Ciccio dopo 4’ minuti è frutto delle ottime ripartenze, marchio di fabbrica neroverde, e dell’estro di Djuricic perfetto nel tempismo in questa azione e più o meno in tutta la partita. Da notare che il tiro di Caputo è l’esatta fotocopia delle cento occasioni che si sono infrante contro Gollini

Ci sono molte altre occasioni, con Berardi spesso liberato al tiro. La partita è molto accesa anche perchè l’arbitro un po’ perde il controllo della gara per non espellere Rogerio, dopo averlo ammonito troppo severamente. Ma negli ultimi 5 minuti un blackout: prima Boga non vede Skriniar e commette un’ingenuità (dopo Djimsiti, è evidente che soffriamo l’inserimento del terzo difensore). Poi Biraghi entra come un coltello nel burro e scaraventa da due passi.

Con due schemi ben riusciti, l’Inter passa in vantaggio. Sa di non meritarlo, ma sa cosa vuol dire esserlo. Negli spogliatoi si entra tesi e il Sassuolo esce anche qui con un cambio: per la seconda partita consecutiva, De Zerbi cambia un terzino al 45’.

Nella ripresa sembra che l’Inter voglia addormentare il gioco, consapevole di dover evitare un rischio. La squadra è stanca, sbaglia più di quanto sbaglierebbe normalmente e sa che deve usare i cambi non per recuperare, ma per rifiatare. Nessuno però deve averlo detto a Gagliardini, che sul 2-1 e con l’Inter in saldo possesso del gioco, butta sulla traversa un pallone che sarebbe entrato colpendolo con qualsiasi parte del corpo. Questo errore si rivelerà fatale.

Il Sassuolo si risveglia, i cambi fanno la differenza e De Zerbi ne trae maggior vantaggio. Entrano Defrel e Locatelli, ideali in questo momento per velocizzare un gioco che rischiava di spegnersi. Dall’altra parte entrano Lautaro e il giovane classe 2002 Agoume, mossa che si rivelerà azzardata perchè il ragazzo ha indiscutibile talento, ma Obiang con esperienza sarà libero da marcature.

Conte farà un altro doppio cambio, ma già pensare che il primo è stato fatto al ‘54 per sostituire un difensore, fa capire che il mister leccese volesse mettere in cassaforte il risultato. Sembra che mentre De Zerbi abbia diluito e utilizzato i cambi per cambiare piano piano i riferimenti, Conte abbia fatto i cambi perchè “obbligato” dalla condizione fisica

Succede tutto in dieci minuti, dopo che al Sassuolo viene negato un calcio di rigore per un fallo di mano abbastanza burocratico. Alla fine Muldur costringe Young a un fallo simile a quello di Boga e Mimmo trasforma il rigore. E’ solo il secondo rigore segnato in questa stagione e porta il nostro eroe in doppia cifra dopo 5 anni.

Il minuto ‘86 è quello dei fantasmi. Arriva il gol dell’Inter, che da una mazzata morale incredibile perchè è l’esatta riproposizione del secondo gol di Zapata, una punizione laterale in cui la palla è messa velenosissima a giro nello specchio per far confondere portiere e difesa. Possiamo dare la colpa a Consigli, ma significa ignorare Borja Valero lasciato solo e una difesa che lascia passare un pallone morbido diretto in porta.

Pochi minuti dopo Consigli si rifarà su Candreva, usando le mani oltre che i piedi che per tutta la partita hanno comandato l’impostazione dal basso. Un giorno bisognerà parlare dei suoi progressi e di come si valuti ormai un portiere.

Il Sassuolo non si dà per vinto e prima prova ancora con Muldur, egregio sostituto di Toljan che forse vorremmo vedere anche come ala, viste le doti balistiche, e infine riesce con un rasoterra dell’altro terzino Kyriakoupulos che viene convertito da Magnani. Un momento di grande riscatto per il ragazzo che ora si candida ad un posto negli undici iniziali. 

Alla fine della partita nessuno esulta. Non esulta l’Inter perchè ora rischia davvero di lasciare la corsa scudetto, ma non esultiamo neanche noi, perchè non abbiamo la sensazione di “averla sfangata”. E questo la dice lunga.

Per la seconda partita di fila abbiamo prodotto moltissime occasioni contro un avversario da Champions. Per la seconda partita di fila abbiamo tirato per 10 volte, arrivando 4 volte nello specchio. Per la seconda partita di fila entriamo in area tanto e bene. Eppure i titoli non sono esaltanti, si parla di un’Inter che perde un’occasione nonostante per mezza partita il gioco è stato fra i piedi neroverdi.

Forse è il caso di fare un esame di coscienza e mentale e rendersi conto che magari è solo l’atteggiamento difensivo, quello da giocatori impauriti che guardano la palla preda degli attaccanti avversari, che ci separa da una squadra di livello alto. E’ solo quella sensazione di pericolo che avvertiamo ogni volta che subiamo incursioni che ci da quel complesso di inferiorità difficile da scrollarsi.

Se guardassimo il campo con oggettività , vedremmo un Caputo che punta seriamente ai 20 gol e che avrebbe strappato una convocazione per un Europeo, un Locatelli bravo come pochi alla sua età, un Berardi sempre più creatore di gioco e una coppia di terzini che in serie A hanno pochi pari. Una squadra che se avesse un briciolo di fascino di provincia potrebbe essere chiamata “Dezerbilandia”.

Se solo non ci chiamassimo Sassuolo, forse oggi la vittoria mancata sarebbe la nostra.

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