EDITORIALE. Il trionfo

Nell’antica Roma c’era un’usanza vecchia come la città eterna. Sassuolo Genoa ha proprio avuto il sapore del trionfo, sogno e coronamento di molti generali che hanno fatto la storia.

Il massimo onore veniva concesso a chi aveva sconfitto un nemico storico, e gli era concesso sfilare con l’esercito per le vie della città, con ali di folla che acclamavano ed esultavano. Ecco, così sarebbe potuto essere questo incontro senza quella piccola cosa chiamata Covid. Ci siamo dovuti accontentare della passione televisiva e di osservare tutto da lontano.

Non c’è un nemico storico, quello semmai potrebbe esserci fra qualche anno sempre che i suoi giocatori non scoprano l’esistenza dei master post-degree. C’è uno stadio vuoto, cattedrale nel deserto reggiano, in cui rieccheggierà per tutto Agosto il ricordo di una stagione impressionante, e che merita appunto il trionfo.

La “manita” rifilata al Genoa è tanto inaspettata quanto brutale per lo stesso motivo: il Sassuolo non aveva sostanzialmente motivazioni per vincere, mentre il Genoa si gioca tutto. Lo scarto con cui i grifoni sono stati asfaltati ci dimostra non solo che con Jagiello titolare non puoi lamentarti dei pochi punti, ma anche che come tutti gli anni sono più di tre le squadre in affanno in serie A.

Questo Genoa è crollato con grande semplicità, di fronte ai titolari neroverdi: un Locatelli che probabilmente si sta allenando per la maratona di New York e un Ciccio Caputo con più minuti che capelli hanno trascinato ancora tutta la squadra. Bonus, un Mimmo in grande spolvero capace di servire e finalizzare con un sinistro sempre più educato. Sicuri che abbia bisogno di un grande club? Deve ancora dimostrare qualcosa?

Un’ossatura azzurra, che forse il Mancio dovrebbe pensare se riproporre seriamente in Nazionale. Peccato non si possa importare anche il talento serbo di Djuricic, in grado ancora una volta con intelligenza di movimenti di creare spazio ai limiti della fisica.

E’ mancato Boga, in questo saluto al pubblico immaginario. Indizio di mercato o semplice sfortuna? Peccato in entrambi i casi, perché anche la stagione dell’ivoriano avrebbe meritato un tripudio finale, magari condito da un traforo fra le gambe rossoblu.

Persino la difesa non ha praticamente sbavato, riuscendo a non incassare gol per la settima volta. Non certo un numero elevato, ma perchè togliere merito a questo assolo neroverde? La traversa sul finale ha proprio il sapore di “oggi no, oggi va tutto liscio”. Vendetta forse di un’andata decisamente discutibile, con un 2-1 frutto di praticamente 3 errori del VAR. Una rivincita anche contro di lui, dopo Napoli.

Con partite così varrebbe la pena soffermarsi su ogni singolo giocatore e gesto, ma penso che ogni lettore abbia la sua vita, quindi scegliamo due nomi e due storie su cui sicuramente ci siamo focalizzati.

Ciccio è arrivato a 20, anzi a 21. E’ il miglior marcatore stagionale neroverde, superando Sansone e diventano il primo sassolese oltre i 20 gol in Serie A. Solo Immobile regge il confronto italico e bisogna considerare il basso numero di rigori (solo 2) che lo hanno portato in quota e che lo rende migliore di Lukaku e pari a CR7. Una storia a lieto fine la sua, che approfondiremo ma che intreccia molte trame in quest’anno, passando dalla Birra Pagnotta al cartello “Andrà tutto bene”, finendo col capello biondo.

Ciccio non è solo il bomber che mancava al Sassuolo. E’ l’icona nazionale che identifica un giocatore con la filosofia di gioco della squadra e che consente empatia e fama oltre il livello locale e provinciale. E’ un giocatore di una mediaticità meritata sia da lui che dal Sassuolo, un quasi 33enne capace di farci sentire giovani e voluti bene.

Ma l’erede potrebbe già essere presente. Perché Jack Raspadori, giovane 2000 che sembrava dimenticato, ha già segnato il suo 2° gol in A e lo ha fatto in modo pesante. Un’azione che ricorda per percussione e controllo proprio il gol di Ciccio contro il Bologna. Il suo idolo è il Kun Aguero, ha detto dimostrando un piacere inedito verso l’impostazione e il controllo dell’azione oltre che la finalizzazione.

Ma forse l’esempio più facile ce lo ha proprio davanti. Le movenze di Raspa ricordano già quelle di Ciccio, e non è un paragone giornalistico. Basta guardare la ricerca dello spazio e l’attenzione alle posizioni di avversari e compagni. Forse il connubio fra i due potrebbe portare ad un duetto inaspettato per il prossimo anno.

Piccola parentesi anche per Junior Traorè, al momento coinvolto in una storia fumosa e che di sicuro potrebbe destabilizzare un giovane 20enne. il suo gol e l’abbraccio con tutto lo staff (stessa scena anche per Raspa) rendono l’idea della famiglia Sassuolo di cui siamo contenti faccia parte anche lui.

Il Genoa non è stato in grado di impensierire l’impostazione e ha subito la valanga dei triangoli magici di De Zerbi. La partita conclude la stagione casalinga in modo meraviglioso e chiude anche gli ultimi due obiettivi: da un lato Magnanelli non arriverà a 500 presenze contro l’Udinese (è a 498) e dall’altro Caputo ha già pronto lo scrocco della cena a Del Piero.

A Udine sarà passerella o De Zerbi schiererà ancora l’undici migliore e ci regalerà un ultimo assaggio di turbo-Sassuolo? La domanda ci da sufficiente voglia di guardare l’ultimo appuntamento con i nostri ragazzi.

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