Quindi come è partito questo Sassuolo?

La pausa Nazionali è da sempre indicata per verificare l’andamento del campionato, in un anno in cui è stato innestato un nuovo allenatore, poi, questa è anche l’occasione perfetta per misurare l’avanzamento dei lavori.
Il Sassuolo ha disputato 7 partite finora, due con il mercato aperto e già cinque con la rosa definitiva a disposizione, anche se ovviamente manca ancora il pieno raggiungimento della forma, specie per i nuovi arrivati.
Abbiamo già parlato dell’impostazione tattica qui e possiamo dire che effettivamente il mister non si è discostato quasi mai dalla basilare impostazione del 4-2-3-1, unendoci gli schemi di verticalizzazione che hanno fatto la fortuna del suo Empoli.
Gli interpreti scelti sono stati poco in discussione, se non per il mercato o altri aspetti. In sintesi forse l’unico che ha perso il posto è Toljan, anche se colpito da problemi fisici quindi forse solo in attesa di recupero.
Al di là dell’indiscutibile Consigli, Ferrari e Chiriches confermati davanti, Rogerio e appunto Muldur di recente come terzini (di contro il tedesco è stato a volte impiegato come centrale), Lopez a prendere le chiavi di Locatelli e Frattesi factotum al suo fianco in sostituzione di un forse disperso Obiang.
L’attacco, reparto con più scelta e quindi più dubbi, è stato in realtà abbastanza mantenuto quello di De Zerbi con il terzetto Boga-Djuricic-Berardi dietro a Raspadori orfano di Caputo. Con buona pace di Traorè e Scamacca, a cui la scorsa partita il mister ha preferito Defrel.
Sconvolgimenti quindi dettati solo dalle cessioni e dagli infortuni, ancora poche scelte tecniche.
Andiamo quindi a vedere i numeri, confrontando le passate quattro stagioni. Molte, ma al contempo l’unico modo di avere un confronto completo: in questo modo si può confrontare la performance dell’allenatore su altri due, e dei giocatori su loro stessi negli anni precedenti.
Il Sassuolo si trova nella parte bassa della classifica, con 7 punti totalizzati e una partenza non fra le migliori di questi nove anni di A. De Zerbi era partito sprint il primo anno e lo scorso, arrivando con 13 e 15 punti dopo 7 giornate. Il secondo anno, quello del covid, era fermo a 6 mentre Bucchi nel 17/18 era ancora a 4.
Ovviamente c’entra la caratura degli avversari, vediamo quindi le prestazioni.
Il Sassuolo di Dionisi ha segnato poco, solo 7 gol e quindi meglio solo del 17/18, ma ha prodotto molto di più! Secondo il modello degli expected Goals, infatti, i neroverdi hanno prodotto più di un xG a partita attestandosi a 10,14. Un valore non solo superiore alla partenza di Bucchi, ma anche al secondo anno di De Zerbi e in linea con il suo primo, il 18/19.

La media di tiri in porta, poi, è stata decisamente migliore rispetto al 17/18 e forse evidenzia un problema di realizzazione. Per fare un singolo gol il Sassuolo ha impiegato 4,7 tiri in porta in questa stagione. Ne aveva usati 2,3 la precedente, 2,8 quella prima e addirittura 2,2 nel 18/19. A testimoniare il problema, persino la stagione 17/18 con soli 2,5 tiri in porta a partita ha visto maggior precisione, con un gol ogni 4,3 tiri in porta.
Possiamo quindi rasserenarci dal punto di vista offensivo invocando senza troppa paura la sfortuna. Veniamo da una serie di 3 partite in cui ha fatto gol solo Berardi ed effettivamente solo nella prima uscita contro il Verona siamo andati oltre la singola rete. I dati però mostrano quello che forse abbiamo visto bene con le prestazioni di Caputo contro la Samp o Defrel contro l’Atalanta: alla squadra è mancata la finalizzazione.
Non per farne una colpa ai singoli attaccanti, ma è anche corretto sottolineare come il processo verso i difensori scatti immediatamente a parti inverse. Sfortuna sì, ma forse anche imprecisione e palle create come eccessivamente sporche.
Per quanto riguarda la difesa il bicchiere è altrettanto mezzo pieno e mezzo vuoto.

Con 4,9 tiri in porta subiti a partita, la difesa del Sassuolo ha regalato diverse occasioni agli avversari, meglio solo dei due precedenti anni in cui a De Zerbi tutto si perdonava in nome del rocambolesco risultato finale. Inoltre dati alla mano, abbiamo preso poche reti. Sono 9 come l’anno precedente e decisamente meno rispetto alle 16 incassate nel 19/20, alle 12 e alle 15 degli anni precedenti. Abbiamo fatto meglio solo l’anno del sesto posto con Di Francesco.
Attenzione però. Anche qui gli xG subiti vanno in senso contrario. Sono stati subiti 12,95 xG in queste 7 gare e sono tantissimi. Solo il 2° anno del DeZe ne abbiamo subiti di più.
Quindi dobbiamo accendere un campanello d’allarme e anche stavolta unirlo a quanto visto in campo. Il Sassuolo perde palla in maniera troppo pericolosa, le occasioni che concede agli avversari sono troppo nitide e facili. Ogni tiro in porta ha avuto un xG medio di 0,38 ed è uno dei peggiori dati di questi anni.
In questo caso possiamo quindi appellarci alla fortuna e alla imprecisione avversaria, che hanno controbilanciato quanto successo davanti.
A questo punto spostiamoci al centro del campo.
Il Sassuolo era diventato ormai sinonimo di bel giuoco, orientato al possesso palla e ad altre mosse intriganti come la ricerca del terzo uomo e il gioco di posizione. La squadra di De Zerbi era anche famosa per lo sfrenato possesso palla, chiudendo la passata stagione con il 58% di possesso al primo posto in serie A.
Ci era arrivata con una progressione, partendo da un anno in cui era sotto la metà (il 17/18 chiuso al 46% nelle prime 7 uscite) e venendo da una tradizione difranceschiana in cui non è che il possesso importasse più di tanto. De Zerbi ha portato la percentuale dal 53% al 59% e infine proprio al 61% nelle prime 7 giornate. Ad oggi siamo al 56%.

Non è poco, non è per niente poco considerando di aver già affrontato tre big come Inter, Roma e Atalanta. E più che altro va un po’ in contro direzione con l’impressione per cui il Sassuolo di Dionisi ha abbandonato la gestione del pallone.
Questo per quanto riguarda la parte attiva, mentre per quella inattiva possiamo vedere la pressione tramite l’indice PPDA, ovvero i passaggi concessi agli avversari nella loro metà campo. L’indice è forse poco intuitivo dal momento in cui più è basso meglio è. Può essere utile vederlo in percentuale rispetto all’avversario.
Il Sassuolo quest’anno pressa meno degli scorsi anni. Concede in media due passaggi in più rispetto allo scorso ed è sceso sotto il 50% nel complesso della partita. Ovvero in queste sette gare, abbiamo pressato meno dei nostri avversari.
Di sicuro non hanno fatto bene le gare contro Gasperini e Juric, famosi per soffocare l’avversario e ripartire dopo la riconquista del pallone. Ma è anche vero che questo trend sembra sempre più in voga in serie A ed era peraltro uno dei punti che mancavano a De Zerbi.
L’ex tecnico agiva in maniera indiretta, aumentando il palleggio basso costringeva gli avversari a diminuire il loro per non perdere troppo tempo di gioco. Invece la squadra di oggi sembra semplicemente voler velocizzare la manovra.
I dati quindi sembrano confermare buona parte delle impressioni dallo schermo.
La squadra non produce poco, manca in finalizzazione. Allo stesso tempo concede troppo lo specchio della porta agli avversari e non è nel completo controllo del gioco nonostante molti interpreti chiave del settore centrale (Ferrari, Lopez e Djuricic) siano gli stessi.
Ma è anche vero che è proprio il centro ad essersi svuotato di più, con gli addii di Locatelli e Caputo. Frattesi sembra un giocatore meno propenso a far circolare la palla, quanto piuttosto ad inserirsi negli spazi. Raspadori deve ancora perfezionare l’aiuto che da alla squadra. Non possiamo quindi escludere una certa fisiologicità.
Quindi il Sassuolo è partito bene o male?
La risposta è dipende.
Dipende dall’obiettivo che ogni tifoso ha nel cuore e da ciò che è stato messo nero su bianco fra dirigenza e allenatore.
Se ci si prospettava un anno di transizione, allora il Sassuolo sembra sulla strada giusta. I numeri non sono negativi, anzi sono proprio quelli di una metà classifica comunque esposta a scossoni pericolosi.
Se ci si figurava invece una stagione in cui i riprovava l’arrembaggio all’Europa, allora il Sassuolo deve migliorare praticamente in tutti gli aspetti del gioco.
Il dubbio maggiore lo rappresenta forse la motivazione dei giocatori, non più molto giovani e trattenuti ormai nel prime della loro carriera. Il lavoro di Dionisi probabilmente dipenderà anche da quanto riuscirà a convincerli della sua proposta.