EDITORIALE. La parolina magica

C’è una parola che non si può dire, neanche dopo Sassuolo-Lecce. Serve coraggio e autorizzazione, ma soprattutto coscienza e senso di responsabilità, perché una volta detta non si può ritrattare. E’ composta da 6 lettere e comincia per E…e se volete vi diciamo pure che finisce per A.

De Zerbi non la dice, gliela imbocca la stampa per fare un po’ di click e di views, ma il mister è molto cauto e preparata. Parla con fermezza e sicurezza di un “tavolo dei grandi” che ricorda un po’ certe affermazioni polemiche di Antonio Conte. Ma stavolta non c’è nulla di polemico.

Anzi, c’è spazio per la cavalleria, perchè nonostante le critiche che piovono ad ogni sconfitta e nonostante una narrazione eterna e snervante su un Sassuolo “immaturo” e con “problemi in difesa che deve sistemare”, la partita contro il Lecce ci dice con non assoluta, ma fervente, sicurezza che il Sassuolo è salvo e va per l’ottavo anno di fila in Serie A.

E De Zerbi non passa tutto il tempo a sottolinearlo, anzi usa il dato solo come ponte retorico per rilanciare l’obiettivo più avanti, verso un non specificato ma certamente noto a tutti posto in alto in classifica. Che con il Napoli saldo al 6°, potrebbe essere il 7°.

La partita contro il Lecce è in controllo praticamente ininterrotto dall’inizio alla fine, con i salentini non capaci di impensierire seriamente il Sassuolo. Nei fatti le occasioni ci sono, a confrontare gli exG il Lecce ha prodotto statisticamente quasi più dei neroverdi, ma perchè sfrutta tre occasioni lampanti: un gol da due passi su calcio d’angolo, un rigore e un colpo di testa fuori di Mancosu.

Il Sassuolo tira di più in porta (tendenza ormai sedimentata), ma stavolta creando occasioni meno facili e capitalizzandole grazie alla maestria degli interpreti. Il pallonetto di Ciccio è una delizia, il sinistro secco di Boga un fulmine a difesa schierata e la serpentina di Muldur è difficilmente replicabile da altri giocatori. Il tutto condito dal netto possesso palla.

Si vedono anche novità tattiche interessanti, anticipate dal nostro Caffè Sconcerto, specie nella seconda parte del secondo tempo, quella determinante al doppio vantaggio. Con l’ingresso di Djuricic, il Sassuolo diventa una sorta di 4-1-4-1, con interpreti molto flessibili. Accade più volte, infatti, che Bourabia scali verso destra per far alzare Muldur come un’ala. Lo spazio glielo lascia Berardi che si accentra.

Non a caso il quarto gol arriva proprio dall’asse di questi due giocatori, che lasciano senza punti di riferimento la difesa giallorossa.

I gol presi ci sono, ancora errori, vero, ma limitati e dovuti forse alla stessa stanchezza che spesso sfruttiamo in positivo per segnare. Diciamolo che con una buona marcatura sul corner e dei tacchetti da 6 in ferro battuto per Marlon, i gol sarebbero stati evitati. Ma su questo si lavorerà.

Il tour de force ora dice Bologna, il derby emiliano che diventa uno scontro diretto e che promette sudore e sangue. Noi saremo senza Djuricic squalificato e probabilmente Obiang…queste rotazioni cominciano a sentire i primi colpi.

Ma per come la squadra arriva a questo blocco di partite, il morale è altissimo e i giocatori galvanizzati dalla loro potenza di fuoco. Non si poteva sperare meglio per dare l’assalto a quello che ad inizio stagione è sempre un sogno, poi con il tempo diventa un mito o un obiettivo. A quel 7° posto ora tanto combattuto, ma che vede il Sassuolo in corsa e a pieno titolo con un attacco da doppia cifra (oltre 10 gol per ognuno della BBC) e un gioco ora finalmente ammirato dalla stampa mainstream.

Ora anche nei salotti tv, dopo aver puntualmente schedato il Sassuolo come “bella squadra però troppi gol” le grafiche inseriscono lo stemma neroverde nella volata finale per l’Europa.

Ops, ecco…ho detto la parola con la E.

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