Qualcosa di straordinario

La lenta e costante crescita del Sassuolo in questi anni ha portato in maniera ormai impercettibile un club di provincia totalmente estraneo al calcio professionistico fra le prime dieci squadre in Italia, in maniera peraltro abbastanza stabile. E allo stesso modo il miglioramento di Domenico Berardi lo ha portato ad essere uno fra i migliori giocatori della Serie A.
Eppure dovremmo renderci conto che quello che abbiamo visto e che stiamo vedendo ha dello straordinario, dell’unico e forse dell’irripetibile.
Un ragazzo di 28 anni ha appena raggiunto i 100 gol in Serie A, realizzandoli tutti con la maglia del Sassuolo. Perchè senza la maglia del Sassuolo non ne ha proprio mai fatti, essendo nato e cresciuto calcisticamente qui da oltre dieci anni.
Proprio nel 2012, nei playoff contro la Sampdoria, era stato convocato con i “grandi” per la prima volta. E fa quasi effetto pensare che all’epoca, dopo la sconfitta contro i doriani, si vociferasse di uno Squinzi stanco e desideroso di vendere.
Di lì a qualche mese, con la nuova stagione, Berardi avrebbe esordito con il Sassuolo in B e avrebbe messo a segno durante la seconda giornata di campionato il primo gol con la maglia neroverde. E peraltro anche il primo assist.
Cominciava una nuova era.
Ma se la storia fosse tutta qui, ce ne sarebbero tante.
La storia del Sassuolo poteva essere quelle di tante cenerentole che arrivavano alla massima serie giusto per mettere una tacca alla cintura, per poi tornare nell’oblio. La storia di Berardi poteva essere quella di tanti ragazzini che si conquistano con il sudore l’esordio, ma poi per molti fattori spesso non di loro dipendenza finiscono ai margini del calcio che conta.
Invece il Sassuolo è entrato nell’elite dei club italiani, al 30° posto nella classifica all time del campionato italiano, da quattro anni nella parte sinistra della classifica e con una partecipazione alla seconda coppa Europea.
E così anche Domenico, che per molti è “Mimmo” e per pochi è “Dome”, è entrato nella storia del calcio italiano. E lo ha fatto con la maglia neroverde.
Non è banale arrivare a 100 gol in serie A, ci sono arrivati soltanto in 89 finora e se consideriamo una media di 400 giocatori a campionato con una permanenza media in serie A di 8 anni, allora capiamo che Berardi rientra in un club comprendente circa l’1% dei giocatori che si sono affacciati alla massima serie.
Alcuni giocatori Berardi ha nel mirino con un paio di altre stagioni in doppia cifra? Edinson Cavani, Antonio Cassano, Bruno Giordano e Sandro Mazzola giusto per citarne alcuni.
I giocatori in attività che hanno segnato di più? Sono solo 6 e sono Quagliarella, Immobile, Ibrahimovic, Mertens, Zapata e Belotti con gli ultimi due che potrebbero essere superati questa stagione vista la tendenza.
Inoltre Berardi ha raggiunto i 100 gol con 265 presenze, ovvero una media di 0,38 gol a partita che sarebbe superiore a quella di Quagliarella, leader della classifica a 180 gol. Mantenendo questa media, infatti, Berardi potrebbe raggiungere i 180 gol con altre 210 partite, ovvero 5 stagioni e mezzo.
Berardi potrebbe fare più gol di Quagliarella, Ibrahimovic e molti altri a “soli” 33 anni e soprattutto non da attaccante centrale, ma da esterno! Un traguardo comunque straordinario e difficile, ma la cui fattibilità testimonia l’incredibile percorso fatto finora dal giocatore.

Perchè oltre ai dati c’è di più, c’è tutto quello che serve per una storia di quelle che ad Hollywood hanno contribuito a rendere grande l’America. Il “sogno neroverde” ha sempre più le facezie di Berardi, il ragazzo del gran rifiuto alla Juve, la testa matta dai gomiti alti, la promessa che sembrava non mantenuta, la rivalsa del genio che viene a patti con l’impegno. Tutto se riletto oggi contribuisce a rendere straordinaria una storia che ci sembra erroneamente ordinaria.
Ci sembra “normale” ormai che Berardi sia lì in alto perchè è semplicemente un giocatore dominante nel campionato, decide le partite, mette la palla dove vuole e controlla mentalmente gli avversari con e senza la palla. Un giocatore semplicemente superiore grazie alla sua furbizia e alla sua tecnica a volte mascherata dalla postura apparentemente disordinata che ogni tanto assume.
Oggi Mimmo con il sinistro fa quello che vuole, gioca e vince persino gli Europei. E pensare tutto questo dieci anni fa, in quella serata piovosa di Modena, in uno stadio come tanti di quelli che si giocano i sogni nella provincia, in mezzo a giocatori “normali”, era oggettivamente da pazzi o da sognatori. O da visionari.
La ciliegina sulla torta poi è stato il teatro di tutto questo.

Uno stadio praticamente vuoto, in un orario assurdo deciso da una Lega Calcio senza teste pensanti e completamente sconnessa dalla realtà del calcio, obnubilata dal blasone che comanda sovrano. Una partita alle 18:45 di venerdì pomeriggio non ha senso di esistere, in particolare se non particolarmente di cartello come Sassuolo-Spezia.
Tutto questo però è calzato sorprendentemente bene a Mimmo, che da sempre è stato l’antieroe di questo calcio. Ma non uno di quei mezzi cattivi a là Trono di Spade che si possono immaginare. Semplicemente in un calcio ormai monopolizzato dai media e dalla comunicazione, Berardi è sempre stato il calciatore antimediatico per eccellenza.
Certamente per la sua scelta apparentemente assurda che lo ha portato a restare qua. Ma oggi dobbiamo dire con certezza che quello che ha raggiunto lo ha raggiunto proprio grazie a questa sua scelta coraggiosa, contro gli stereotipi e le forzature dell’ambiente.
Forse anche scottato dai rapporti con la stampa, conscio della difficoltà che richiede restare sempre sulla cresta dell’onda, Berardi ha sempre scelto il profilo basso in tutto e per tutto. Anche per il suo linguaggio corporale.
E lo si è visto nella serata magica, dove ha esultato rabbioso con il pungo verso la curva carico come raramente lo si è visto dopo il primo gol. Uno dei rigori battuti meglio nella sua carriera. E poi ovviamente il festeggiamento sul gol numero 100, con il sorrisetto sulle labbra e la mano timidamente verso l’orecchio a ricordare una delle sue prime esultanze un po’ polemiche.

Polemico infatti non lo è più. È sempre più glaciale, arguto, esperto e scaltro, ma anche maturo in campo e fuori. Ed è uscito dal campo come se nulla fosse, sostituito al 90’ come se avesse appena finito la partita amatoriale del lunedì.
Dal pubblico si è sentita la flebile standing ovation, la più calda possibile data l’affluenza suddetta, e lui ha ringraziato i tifosi durante l’intervista post partita. Un ringraziamento non scontato viste le vicissitudini dell’estate che lo hanno portato a perdere la fascia di capitano e che hanno rischiato di incrinare i rapporti.
Ma ormai è chiaro che con lui il rapporto non si spezzerà mai, perchè Berardi per il Sassuolo non è tutto, ma è certamente tanto, tantissimo. Detentore praticamente di tutti i record tranne quelli di Magnanelli, a differenza del Puma che è entrato nel tessuto sociale della città come un “genitore” della stessa, Berardi lo si è visto crescere.
Vederlo raggiungere i 100 gol in Serie A è come vedere un figlio che si laurea, una sensazione di soddisfazione che arriva all’improvviso come se si fosse dimenticata la grande strada percorsa fino a quel traguardo proprio perchè compiuta insieme.
Berardi è e sarà sempre un figlio di Sassuolo, la narrazione che più rappresenta l’avventura che in questi anni è al centro di una città e della sua storia. Un avventura di cui ora forse non ci si capacità, ma di cui dovremmo essere grati di essere testimoni.
Se il titolo di “più grande” può essere conteso per motivi extra sportivi anche con altri giocatori, Domenico ha dimostrato di essere sicuramente il più forte giocatore di sempre della storia neroverde. Nonchè il giocatore di cui quasi tutti abbiamo visto quasi tutto fra le sue prodezze.
Domenico Berardi è nella storia della Serie A, e noi abbiamo assistito a tutto questo.
Grazie!