Meglio pochi, ma buoni

Abbiamo tanto analizzato le parole di Dionisi nelle ultime conferenze, e spesso le abbiamo criticate. Alla luce di quanto detto e di quanto ottenuto, bisogna ora dare merito all’allenatore perché forse dopo tante difficoltà è riuscito a trovare le corde giuste da toccare.

Nella conferenza pre partita di sabato, il mister aveva ricevuto l’ennesima domanda sulla mentalità con cui i giocatori affrontavano le partite e non le aveva mandate a dire:

Questa squadra non può prescindere dalle volontà dei giocatori: talvolta alcuni giocatori dimostrano di avere poca volontà, sono stufo di dover tirare fuori la volontà dai giocatori. Chi sta a Sassuolo deve farlo con volontà: le scelte che faccio sono in funzione di questo. Ci sono state delle situazioni in cui ho fatto delle scelte

Parole forti che sembrano puntare il dito verso un numero imprecisato di giocatori, vista la condizione con cui sono spesso scesi in campo molti elementi della prima squadra. Parole che comunque non ci si aspettava da un allenatore che ha sempre difeso in prima persona l’operato dei ragazzi sul campo e che non ha mai avuto paura di fare da parafulmine per le critiche, preferendo gettarsi sulla sfortuna piuttosto che sull’errore individuale.

Eppure stavolta, alla vigilia di una decisiva sfida contro il Milan a San Siro, non ha avuto paura di farlo. E ha aggiunto:

Credo che chi gioca per questi colori debba ambire ad ottenere qualcosa con questa maglia: per me il primo obiettivo è avere giocatori che vogliano, non che debbano, indossare questa maglia. Il mercato in uscita è quello: non abbiamo esuberi, non siamo tantissimi. Però, meglio pochi ma buoni.

Anche queste parole sono state prese di mira sui social, ma è ormai ufficiale che anche la ristretta dimensione di tifoseria neroverde nasconda una selva di leoni da tastiera incapaci di criticare nel merito, ma abili sono nel discernere orizzontalmente in base al vento che tira.

Della possibilità dell’esonero di Dionisi ne abbiamo parlato anche noi, e tanto. Non si può negare la situazione della classifica e la bassa qualità del gioco espresso. I dubbi ci sono e rimangono, ma la durezza e la determinazione delle ultime interviste fanno forse presagire un cambio di passo netto.

Pochi, ma buoni” non è una frase scontata da dire per una squadra che si ritrova a ridosso della lotta retrocessione. Nei mercati in cui il Sassuolo si trovò ai margini della parte destra della classifica, la società operò pesantemente sul mercato. Il primo anno rivoluzionò praticamente la squadra, mentre nel 17/18 forzò i tempi con Lirola, Lemos e Babacar a sostituire Falcinelli. 

Invece al momento non ci sono operazioni in entrata. Sicuramente c’entra anche la follia giustizialista che sembra circolare nella procura FIGC, per cui ogni accordo potrebbe finire sotto la lente di ingrandimento e per cui una parola a noi tanto cara, plusvalenza, è ormai diventato sinonimo di illegalità.

Ma non è solo quello, sembra chiaro che la società abbia scelto di operare alla stregua dei “tagli al personale”. Harroui sembra ormai certo al Verona, Antiste dopo poche occasioni è già tornato in Francia, Ahyan è alle prese con le cicliche sirene turche e la panchina riservata a Kyriakopoulos fa presagire anche una sua partenza. Persino Henrique era dato per partente.

Insomma, anzichè rafforzare una rosa, la società ha deciso di asciugarla per compattare maggiormente il gruppo e i primi effetti si sono visti proprio contro il Milan.

Quella di San Siro è stata la terza grande partita di Pedro Obiang, capace di recuperare palloni e di smarcarli abilmente come sul primo gol. Ma è stata anche un’altra buona prestazione di Gregoire Defrel, marcatore proprio della prima rete e punta mobile come non se ne vedevano da tempo.

I suoi tempi e i suoi spazi hanno conciliato le giocate di Frattesi e Traorè, con il primo che è forse l’emblema di un gruppo di giocatori cui Sassuolo interessa solo come trampolino di lancio. Al contrario di molti, però, Davide sta dimostrando una professionalità non comune a giocatori più maturi di lui scendendo sempre in campo con una grinta soprannaturale.

Non ingannino i due gol subiti, perchè la prova difensiva è stata qualitativamente ottima con veramente poche sbavature e alcuni jolly pescati da Giroud e Origi. Il fuorigioco ha aiutato le sviste.

In pratica il ritorno della “vecchia guardia” potrebbe essere una chiave. Con l’addio dei senatori Magnanelli e Peluso, il Sassuolo potrebbe controbilanciare trovandone di nuovi, fra cui lo stesso Berardi.

Il gesto con cui ha lasciato il rigore a Laurientè è qualcosa di non banale, incredibilmente decisivo per ricostruire il gruppo come lui stesso ha detto ai microfoni a fine partita.

E sempre ai micorfoni del post partita Dionisi ha voluto chiudere il cerchio:

Stiamo festeggiando? I ragazzi in spogliatoio probabilmente sì, ma quanto fatto finora ci permette di festeggiare fino ad un certo punto e forse è meglio così: dobbiamo essere più umili di quanto fatto in altre occasioni. Dopo il 5-0 alla Salernitana alcuni miei ragazzi parlavano di fare 5 gol come obiettivo, altri che ne volevano fare 8: l’obiettivo del giocatore è giocare la prossima e quella dopo. Non possiamo permetterci di ragionare individualmente”.

E poco dopo

I risultati permetteranno ai ragazzi di valorizzarsi, non è il contrario. Non è che i ragazzi ottengono risultati e valorizzano la squadra, è la squadra che ottiene risultati e valorizza i ragazzi ed eventualmente gli permetterà di andare verso altri lidi…però il Sassuolo non è da buttar via! Questo vorrei far passare, anzi sono molto orgoglioso di allenarla e molto orgoglioso di essere rappresentato da certi dirigenti”

Anche queste parole, molto attente verso la tifoseria, sono molto importanti per il percorso di DIonisi in neroverde. Oltre a non essere scontate, fanno proprio bene a tutti. Ai giocatori in primis a cui erano dirette, perchè non esistono calciatori di successo che abbiano mantenuto una corretta etica del lavoro e della motivazione. Fanno bene anche ai tifosi perchè fanno capire la saldatura fra il mister e la dirigenza.

Saldatura che a questo punto deve coinvolgere anche i tifosi. Con la certezza che chi rimane, lo fa perchè motivato e perchè si è preso un serio impegno, ora anche i tifosi sanno che l’allenatore è a garanzia dell’impegno sul campo, con l’appoggio della dirigenza.

Oltre al roboante risultato sul campo, che logicamente serve per dare forza alle affermazioni visto che le situazioni critiche richiedono fatti, sono sempre le parole ad essere importanti per superare il momento.

Questa volta in positivo, anche ricorrendo a vecchi adagi che forse sono proprio le cose migliori per guidare i giovani e che in fin dei conti non fanno che rappresentare al meglio la realtà sassolese. Una realtà fatta da pochi e forse anche per pochi.

Una realtà dai numeri piccoli, messa in minoranza da una demografia imperante che dall’inizio del Novecento non fa che sottomettere i pochi per la sola colpa di esserlo, in favore dei molti. Una realtà che in un mondo di numeri può sembrare in crisi, ma solo per la smania di misurare tutto dell’uomo contemporaneo.

A livello qualitativo, non ci dovrebbe invece essere un dubbio alla domanda che tutti si fanno. La risposta è sempre quella: meglio pochi, ma buoni