Il sabato mattina, in centro, con Magnanelli

Caro Capitano,

il sabato mattina per me da qualche anno è un’altra cosa.

Da giovane liceale e universitario il sabato mattina non esisteva quasi mai. Se prima era bloccato fra i banchi del sesto, pesantissimo, giorno di fila a scuola, dopo è diventato un momento di totale relax senza lezioni e spesso di ripresa dal venerdì sera. Il sabato mattina era più a letto che in piedi.

Poi la vita è cambiata, il lavoro e i figli. Il sabato mattina è diventato un momento da sfruttare, per comprare qualcosa o anche solo semplicemente fare un giro in centro per non tenere figli a devastare casa.

E forse è stato così anche per te, perchè da quando ho cominciato a girare, ho cominciato saltuariamente ad avvistarti il sabato mattina. A volte di fretta, a volte a piedi. A volte in bici, a volte con figli e a volte senza. Una volta avevo persino la tua maglia dell’Occasionale e mi sono chiesto “come reagirei se incontrassi qualcuno con la mia faccia su una maglia?”.

Ho cominciato a fare caso a tutte le volte che amici o amiche dicevano di averti visto e mi sono accorto che avevano tutte lo stesso sapore.

Chi ti vedeva a fare compere, chi ti vedeva portare in giro i figli o fare due chiacchiere con amici o tifosi, chi ti conosceva per via degli incontri fatti nelle scuole o per le scuole che i tuoi figli frequentano a Sassuolo.

Tutti questi racconti non avevano il retrogusto dell’avvistamento di un VIP come poteva essere un Matri o un Boateng, non uno di quei super uomini che a Milano si mettono occhiali da sole e cappellino e tirano dritto. Aveva tutto un’aura più familiare, più domestica, più locale.

Incontrare te era come incontrare non una parte del Sassuolo, ma una parte di Sassuolo. L’effetto che si fa ad incontrare un sindaco o un’eminenza, una persona che tutti trattano con rispetto in una città dopotutto di 40mila anime in cui si pensa di conoscersi tutti, ma poi in realtà c’è sempre qualcuno di nuovo.

La tua presenza in città, il tuo presidio costante anche per la scelta di vivere in centro e non in uno dei quartieri residenziali marginali, dava anche sicurezza ai tifosi. Tu eri lì e restavi lì. Altri andavano e venivano, magari senza nemmeno farsi vedere.

Ci sono stati anni in cui eri uomo mercato, ci si chiedeva se l’uomo di punta avrebbe accolto le sirene della serie A. Ma tu eri sempre lì.

Ci sono stati anni di infortuni, difficoltà e delusioni, ma tu eri lì. Anni di gioie, di traguardi e di un lento invecchiare insieme, in un mondo che cambiava di continuo ed ognuno impegnato a tenergli il passo.

Sono uscito stamattina in centro, il 21 maggio, un giorno particolare. La vigilia della tua ultima partita non solo con il Sassuolo, ma della tua intera carriera. Una carriera che non è iniziata qui, ma questo a noi non è mai importato. Come un matrimonio saldo non si cura degli amori giovanili estivi, per noi sei nato qui.

Alle 13:30 era prevista la conferenza, mi sono detto “non ci sarà, avrà altro da fare e a cui pensare, domani si gioca pure”. E sono andato allo store del Sassuolo per comprare la maglia, l’ultima maglia numero 4 targata Magnanelli. E forse l’ultima maglia numero 4 neroverde.

Ed eccoti lì, fuori dallo store, con tutti a guardare da lontano e chiedersi “disturbo o non disturbo?”, assieme a Nosotti che preparava l’intervista con qualcuno che si fermava a fare due chiacchiere.

Questo non doveva essere un sabato come gli altri, eppure lo è stato. Uno di quei sabati sassolesi, sole e colazione fuori appena fatta, in cui facendo un giro in centro fra i tanti volti incroci anche quello del capitano del Sassuolo pronto a fare due chiacchiere con chiunque.

Ho capito che il mio sabato è cambiato, ma questi sabati continueranno. Perchè sei entrato nella storia ma ancora non gli appartieni. Non appartieni solo al Sassuolo, ma a Sassuolo stessa.

Sei stato e sarai Sassuolo, ovunque vorrai andare.