Frattesi è rimasto e rimarrà

Alla fine la storia di Davide Frattesi al Sassuolo è finita come potevamo immaginarci fin dall’inizio, come ormai finiscono tante storie, ovvero con la cessione ad una big per un valore sempre attorno ai 30 milioni.
In questa storia però, c’è qualcosa di diverso.
Forse perchè non è andato alla Roma, che pareva essere la naturale conclusione che la maggior parte di noi si aspettava dopo il precedente di Pellegrini e la corte della scorsa estate. Ma probabilmente per altro, per le dichiarazioni, per il susseguirsi del suo percorso qui, professionale e non.
Frattesi era arrivato in neroverde proprio nello scambio con Pellegrini, in coppia con Marchizza con una modalità che sembra ricordare parecchio la coppia Volpato-Missori appena arrivata. Era uno dei tanti (e ora sappiamo non ultimo) acquisti che il Sassuolo faceva dal vivaio giallorosso dopo Antei, Frascatore, Pellegrini stesso appunto e Politano.
Di lui se ne parlava bene già all’epoca nonostante si fosse subito perso nel “giro prestiti”, quella roulette infernale in cui vediamo tanti giovani arrivare, essere buttati nella lavatrice delle squadre di serie B e poi uscirne dopo una sorta di Hunger Games. Da anni nessuno se lo risparmia, forse solo Raspadori.
Per forza di cose un giocatore diventa un po’ anonimo, diventa una matricola o un “prestito” di cui ogni tanto si tirano giù i gol e gli assist, o le presenze. E anche Davide, va ammesso, era così.
Della prima annata ad Ascoli non ricordiamo molto, ma lo ricordiamo piuttosto per le convocazioni in Nazionale. Fin dal 2018 ogni volta che venivano stilate le convocazioni, leggevamo Frattesi e Marchizza con un asterisco che diceva “sì, è della squadra X ma è di proprietà del Sassuolo”. Oltre 50 presenze per lui nelle giovanili azzurre.

Ma è ad Empoli che con 5 gol e una sfiorata promozione si mette in mostra. Di lui se ne parla come di un possibile rinforzo ma De Zerbi rinvia il discorso, allungando però il contratto.
Il ragazzo che arriva quindi a Sassuolo nell’estate del 2021 è il ragazzo degli 8 gol al Monza, arrivato in serie A meritandosi a tutti gli effetti la promozione. Ma è in dubbio, su di lui si parla ancora di giro prestiti, se non fosse per una figura fondamentale: Alessio Dionisi.
Il mister ha creduto in lui forse fin da subito, urlando, sbracciando, in tutti i modi. Fin dalle amichevoli di quell’estate si notava per Frattesi una predilezione che a prima vista poteva essere uno sfogo di frustrazione, un capro espiatorio, un ragazzo preso di mira, e invece come dicono i saggi “se il mister si arrabbia con te è perchè ci tiene”.
Un po’ a sorpresa Frattesi parte titolare nonostante il centrocampo a 2, lui che è sempre stato mezzala. E l’impatto non è per niente male: 4 gol nella prima parte di campionato, e uno di cui ci ricordiamo molto bene.
A Torino è lui a portare avanti la squadra con il gol in inserimento ormai diventato la sua firma. Dimostra già lì non solo di avere i tempi giusti sul cronometro, ma anche di saper sfondare le linee come pochi in Italia. Il paragone con il trattore è sempre più azzeccato.

La partita è anche nota per le dichiarazioni a fine partita di Carnevali, visto che i tifosi a sostegno della squadra sono una decina. Su questo abbiamo già detto tanto e non ripeteremo, solo che non sembra affatto casuale oggi quell’incrocio.
Il rapporto con il tifo di Frattesi è infatti inizialmente strano, perchè fin da subito le dichiarazioni sono dritte. A fine 2021, dopo il terzo gol all’Udinese e l’essere diventato già uomo copertina, Frattesi dichiara che:
“All’inizio ero anche io a spingere per andare via, perchè ero fissato con questa cosa del modulo”
In pratica, appena arrivato e appena infilata una serie di buone partite, Frattesi svela di aver voluto fin da subito la cessione, aggiungendo poi
“La piazza è più tranquilla rispetto ad altre realtà, questo credo sia l’ambiente ideale per crescere, per poi andare un giorno in una grande squadra”.
Detto fatto ecco il polverone, da lì per quanto piccola sia la realtà di Sassuolo si è dibattuto molto su questa esposizione del ragazzo. Ovvio che molti giocatori arrivano qui con l’obiettivo di andare in altre squadre, ma un conto è pensarlo uno è dirlo. E Frattesi parla molto, senza filtri apparentemente.
A seguito di questa dichiarazione le prestazioni del giocatore vanno anche in lieve calo, motivo per il quale arrivano le prime critiche, a cui però il ragazzo risponde in una maniera abbastanza inaspettata: non fa marcia indietro, non si scusa minimamente per le dichiarazioni ma anzi continua a rilanciarle giustificandosi nella maniera più sincera possibile.
Non si comporta come quei calciatori che nell’occhio del ciclone si sottraggono momentaneamente alla bufera, aspettando che gli animi si stemperino per poi tornare a vivere serenamente. Davide comincia a parlare a tutti, ai microfoni dei post partita, a DAZN in un’intervista di “Piedi X Terra” fino ad un long form di Cronache di spogliatoio di oltre 40 minuti.
In parole povere, si fa conoscere.
Ora, non abbiamo certo la pretesa di conoscere davvero la persona, non siamo certo nè illusi di intravedere di più di quel che c’è dietro lo show business, nè superbi al punto di giudicare qualcuno per quello che dice. Ovviamente parliamo di conoscenza “pubblica”, del suo modo di porsi e di esprimere il suo pensiero.

Frattesi riesce a combinare molte dichiarazioni pubbliche pur senza intaccare più di tanto la sua performance, che non è una cosa da poco per i calciatori di oggi. La sua iper-esposizione mediatica lo mette a rischio, soprattutto quando le partite non girano e di lui si parla più per il mercato che per quanto visto in campo. Su questo aspetto si raggiunge il punto più alto (o più basso) nell’estate del 2022.
Il precampionato è pessimo, le amichevoli sottotono, la prestazione contro il Modena in Coppa Italia forse la sua peggiore mai vista. Tutto a seguito di una stagione chiusa in calando dopo l’exploit iniziale. Con il mercato a certificarlo, visto che nella lista dei “tesori” di Carnevali lui c’è, ma nessuno sembra muoversi per lui.
Partono Scamacca e Raspadori, ma lui resta. Girano voci, ma lui resta. Resta non solo perchè la società non vuole vendere tutti in un colpo, ma anche perchè non c’è molto mercato e non tutti lo ritengono pronto.
Di questo ne parla a “1vs1” di DAZN ad Aprile 2023.
“Ogni società fa le sue scelte, io non porto rancore a nessuno […] se l’anno scorso nessuno mi ha acquistato, non ha creduto abbastanza in me forse non ero pronto, non mi ritenevano pronto e quest’anno voglio dimostrargli che lo sono”
Forse è qui che possiamo capire quello che ha passato in quell’estate un ragazzo ambizioso e impaziente. Frattesi non è mai stato esplosivo soltanto in campo, ma sembra uno di quei rari esempi di giocatore che gioca come vive la vita: uno scatto continuo, una corsa infinita, un’esplosione che brucia tutto attorno a lui con l’unico obiettivo di raggiungere quello che c’è davanti. Agguantare la palla, superare l’avversario e fare gol. Raggiungere l’obiettivo.
Non è la superbia che lo guida, ma la sana ambizione, la sincera consapevolezza di essere forte, la genuina autostima di chi vede gli avversari come aiutanti per oltrepassare il suo limite. Su questo sono illuminanti le parole (e i post) che riserva a Theo Hernandez. In questa sfida sembra quasi esserci un dualismo da manga giapponese, da super sayan che si combattono per migliorarsi a vicenda.

Non c’è ossessione, ma un sadico divertimento che sta alla base dello sport in cui dopotutto l’assioma di base è che ci deve essere un vincitore e un vinto, e senza il secondo il primo non può esistere.
L’intervista che lo riappacifica con i tifosi è quella che segue (guarda un po’) la sconfitta di Ottobre contro l’Inter in cui lui ha segnato già il terzo gol in campionato.
“Ho fatto un ritiro schifoso. […] sognavo di tornare alla Roma e poi questo trasferimento non si è concretizzato. Ci sono rimasto male. Poi mi sono rimboccato le maniche e ho lavorato sodo. Per andare in una grande squadra devi far bene qui a Sassuolo e io finchè rimarrò qui darò tutto”
Non è la prima, nè la seconda, ma la terza volta in un anno in cui il ragazzo dice di voler andare via, e a forza di ripetere questo concetto, di non fare marcia indietro e di non nascondersi dietro ad un dito, la stima del tifo paradossalmente aumenta.
Si capisce che non c’è un ragazzo falso, uno che fa dichiarazioni d’amore per poi rimangiarsele. C’è un ragazzo ambizioso, che vuole un top club ed è qui per questo e soltanto per questo. Non vuole rimanere, ma andare via nel lungo periodo. Al contempo, però, garantisce di dare il massimo fintanto che è qui, sia per professionismo sia logicamente per sua convenienza.
Questa intervista sancisce un patto nel cuore dei tifosi. Ok, Frattesi andrà via in estate, ma fino ad allora darà il massimo. E lui rispetta questo patto.
36 partite, 7 gol, mai una flessione a livello di impegno e condizione. Una stagione da incorniciare in cui sembra proprio che non si risparmi un minuto in campo, arrabbiandosi, sbraitando, prendendosi anche i microfoni dopo le partite. Frattesi si prende tutto.
A fine stagione saluta e dopo un mese passato a parlare di mercato (e segnare in Nazionale) va all’Inter a raggiungere Nicolò Barella, uno dei giocatori forse a cui si ispira maggiormente pur essendo solo di due anni più giovane. La sua storia a Sassuolo è conclusa per sempre.
Ma è una storia di successo, che parla di ambizione, impazienza e tempismo.
L’ambizione che non gli è mai mancata, che lo ha spinto a migliorare giorno per giorno e stagione per stagione. L’ambizione che gli ha fatto capire che una seconda stagione qui doveva essere non una punizione, ma un’opportunità di miglioramento. L’impazienza di chi è giovane ma sa che non lo sarà per sempre, che si sente bravo e vuole quello che si merita. Il tempismo di chi è rimasto anche grazie a chi lo ha guidato.
Due sono le persone che hanno creduto in lui e che lo hanno reso, oggi, uno dei migliori prospetti italiani. Un calciatore moderno che fino a qualche anno fa rischiava di essere incompreso in un calcio ancora focalizzato sul centrocampista che deve saper giocare la palla.
Il primo è Alessio Dionisi. Che lo ha accolto, lo ha messo al centro, lo ha tutelato, sgridato ed elevato. Che se lo è tenuto scontento in ritiro, che ha saputo lavorare più sulla sua mentalità che sul piano tattico, ma che al contempo gli ha costruito un contesto perfetto per risaltare le sue capacità.
La società stessa, trattenendolo, gli ha fatto un favore tale da rendere la storia di Frattesi un esempio, perchè Frattesi è rimasto nonostante il mercato e le sirene. Non ha ceduto alla tentazione di fare il salto dopo un anno buono, andando ad infrangersi contro gli scogli di tutti quei marinai convinti di trovare la felicità nel trasferimento fruttuoso. Rimanendo è maturato, è migliorato e ora arriva in club da finale di Champions senza l’etichetta di emergente, ma con maggiori certezze.
La seconda persona però è lui. Lui ha sempre creduto in sè stesso, tanto da farsi male a volte, tanto da esporsi troppo, tanto da rischiare lo scontro. Ma alla fine nel suo carattere ha saputo farsi accettare e volere bene, ha mostrato quasi purezza in un mondo spesso sporco come quello del calciomercato.
La contraddizione solo apparente di chi, rimanendo contro il suo volere alla fine rimarrà nei nostri cuori.