Cosa pensare dell’intervista di Carnevali alla Gazzetta

Siamo abituati a sentire discorsi di mercato legati ai calciatori del Sassuolo e possiamo anche serenamente affermare di considerarli come un vanto. Chi non giudicherebbe positivo l’interesse degli altri club ad un proprio giocatore? È forse l’attestato massimo del livello che si è raggiunto.

Però bisogna sempre restare dentro un certo limite che con una metafora molto terra terra potremmo parificare all’interesse e/o i complimenti di qualcuno verso il proprio partner. Entrando ad una festa, chiunque prenderebbe bene un complimento alla propria moglie da parte del padrone di casa, ma deve essere fatto in maniera discreta per non risultare offensivi perchè troppo disinvolti.

Ma il concetto è quello, e vale anche per la controparte femminile che al pari degli uomini drizza le antenne quando vede un interesse eccessivo verso il proprio lui. Insomma, è un concetto abbastanza universale.

Ed è forse quella sensazione di gelosia, mista a rancore ma velata da orgoglio, quella che ci ha risvegliato venerdì con l’intervista di Giovanni Carnevali alla Gazzetta dello Sport.

L’intervista ci ha lasciato tante impressioni, e va considerata nel suo insieme e nella sua completezza parola per parola per evitare di essere travisata. Il titolo infatti di per sé è indecente, di quelli che fanno subito sussultare, ma cui ormai siamo abituati con questo giornalismo “moderno”.

“Carnevali apre il forziere Sassuolo” è decisamente un titolo che travisa le parole poi realmente dette nell’intervista, anche per quel “ecco chi vuole i miei gioielli” che lo fa apparire a metà fra un venditore di mercato e Gollum del Signore degli Anelli.

Andiamo nel dettaglio dell’intervista per vedere cosa afferma.

“Io non vorrei vendere nessuno. Il Sassuolo ha la forza economica per tenere tutti i suoi gioielli”.

Questa è letteralmente la prima frase dell’intervista, pertanto il titolo appare leggermente fuorviante. La frase chiave su cui poi si basa tutto è quella che segue dopo poco ovvero

“Il Sassuolo potrebbe non cedere nessuno e allestire una squadra molto competitiva, ma quando arrivano ricche offerte di stipendio per i nostri giocatori diventa difficile trattenerli”.

Qui l’amministratore sembra sostanzialmente dire che fosse per il Sassuolo si partirebbe con un ciclo serio e ambizioso, ma che a causa delle eccessive attenzioni dei grandi club i giocatori vogliono andare via e diventa impossibile gestirli. Questo ha un riscontro in un calcio sempre più dei calciatori a livello contrattualistico, ma allo stesso tempo è forse anche un eccessivo addossamento di colpe sui giocatori.

Ad ogni modo fin qui tutto bene, anzi, sembra tutto sotto controllo, ma la situazione dell’intervista gira di punto in pianco poco dopo. 

“Aspetto la Juve a braccia aperte, ho un ottimo rapporto con la società e i dirigenti ma se vuole Raspadori devono rassegnarsi a spendere”.

Ecco già questa è una frase evitabilissima o meglio eccessivamente potenziata. Cioè perchè marcare sul buon rapporto e dire che ci si aspetta a braccia aperte se hai appena detto di non voler vendere nessuno? Non può essere una frase buttata lì, ci deve essere un senso. Poi arriva una parte abbastanza grottesca, quella delle cifre.

“C’è una cifra base che vale per tutti i nostri giocatori: si parte da 30 milioni e poi si valuta caso per caso”.

Questa sembra un po’ una cosa messa lì senza reale motivazione, che contribuisce a dare l’idea del mercato ortofrutticolo: chi gli ha chiesto questo numero? La domanda era normalissima, inoltre lui rincara la dose aggiungendo che il più richiesto sia Maxime Lopez nonostante non sia né oggetto né interesse dell’intervista. È un nome che lui fa di sua totale iniziativa.

Ma la parte più discordante arriva con Berardi.

“Ho il difetto di innamorarmi dei giocatori e non darei via Mimmo e pure tutti gli altri. L’anno scorso per la prima volta lui aveva pensato di partire ma l’offerta della Fiorentina non si poteva nemmeno prendere in considerazione. Berardi sarebbe perfetto per il Milan, se io fossi AD di un top club italiano, lui è il primo giocatore che prenderei”

Come si può dire di non voler vedere andare via Berardi e dopo nemmeno due righe proporlo ad una squadra? Anzi persino proporsi come AD di un’altra squadra in maniera velata! Dopo però tira il freno sugli altri talenti.

Su Scamacca dice di avere offerte anche dalla Premier, ma che il ragazzo deve essere pronto e se è migliorato è perchè qui a Sassuolo ha giocato. Frattesi non lo associa a nessun club e infatti non va nemmeno in prima pagina, mentre palesa l’interesse del Napoli per Traorè. La cosa interessante è che nonostante sia di Scamacca che di Traorè si dica di interesse all’estero, si fanno nomi solo di società italiane. E anche questo forse vuole dire qualcosa.

Sul finale dell’intervista corregge il tiro per poi di nuovo far sprofondare tutti noi nell’incertezza con una semplice frase finale.

“Il desiderio sarebbe quello di non vendere nessuno, ma è irrealizzabile. Però non mi chieda il numero, è già doloroso pensarci. Mi lasci dire che almeno oggi sono tutti incedibili. Poi chissà…”

Ma poi chissà cosa? Come se oggi il mercato fosse aperto oggi e domani no, che senso ha dire che ad oggi il mercato è così quando non è realmente aperto?

L’intervista di Carnevali è da analizzare, rileggere e provare ad incasellare ragionando su alcune motivazioni sapendo che, per non cadere in presunzione, forse non c’è una sola spiegazione, forse ce ne sono più assieme o forse noi non ci siamo nemmeno vicini a quella vera.

Un motivo a sua “difesa” possono essere proprio i giocatori. Citandoli più volte e personalmente, Carnevali potrebbe aver rilasciato questa intervista come “contentino” verso i propri campioni. Essere accostati a grandi club fa piacere e fa piacere anche agli agenti che vedono il prezzo salire. Potrebbe essere quasi una richiesta concordata e quindi premeditata.

Altro motivo a difesa dell’amministratore potrebbe essere il dover preparare il terreno al tifo e scatenare un’asta: che qualcuno parta è inevitabile, e per evitare polemiche lo vuole far capire fin da subito. Inoltre vuole mettere tutti i giocatori sul piatto per capire dove arriva l’offerta migliore e in base a quello vendere il minor numero di giocatori possibile.

Le giustificazioni però finiscono qui.

Arriva poi una serie di critiche che sono abbastanza basilari ovvero, davvero un amministratore delegato può parlare in questo modo dei giocatori di punta della propria squadra? Dandoli per persi e mettendoli in piazza per tutti? Ovviamente anche noi siamo realisti e sappiamo che qualcuno andrà via, lo capiamo benissimo, ma non per questo va detto.

Se fra realtà e comunicazione non ci fosse un gap, non staremmo qui a parlare di nulla, forse anzi non esisterebbe nemmeno la scrittura. E invece nella vita ci sono cose vere e cose che si possono dire. E cose che si possono evitare di dire.

Stupisce e amareggia poi questo continuo dare un colpo al centro e un colpo alla botte che un po’ sembra una presa in giro: non voglio venderlo, ma se proprio allora vai al Milan, ma non voglio venderlo, ma tanto andrà via. La copertina della Gazzetta è fuorviante, ma la dialettica di Carnevali sembra liberamente lasciata all’ispirazione e al sentore del lettore.

E parliamo di un alto dirigente, una persona cresciuta nella comunicazione che sa quello che dice e quello che fa. E non si possono che notare tante porte aperte qua e là, tanti punti di fuga preparati per una “exit strategy” in vista della scadenza del suo contratto. “Mi tengo tutti amici e qualche top club mi prenderà, gli dico faccio già capire che gli porto qualcuno” sembrerebbe essere il suo piano.

Perché forse non abbiamo capito che i veri destinatari ed interlocutori non siamo noi tifosi, ma la proprietà neroverde. Come tutti i dirigenti anche lui ha degli stakeholders e delle persone a cui rendere conto e forse ha voluto lanciare a mezzo stampa qualche frecciatina a chi gli deve rinnovare il contratto e forse non la vede come lui.

Si spiegherebbero quegli accenni a Squinzi, al modus operandi delle trattative e della gestione dei ricambi dei giocatori. Forse la sua intenzione era dire “guardate che se volete li tenete i giocatori, ma bisogna volerlo”.

Purtroppo però, facendo una somma dei pro e dei contro e considerando tutte le angolazioni, questa intervista ci sembra più un buco nell’acqua di chi al momento, e ci auguriamo SINCERAMENTE per molti anni ancora, rappresenta il Sassuolo Calcio.

Qualche anno fa si parlava di Europa, di obiettivi ambiziosi e di serietà. Ora si parla solo di mercato e peraltro in uscita, visto che quello in entrata sembra destinato agli investimenti su giocatori provenienti da campionati stranieri o da club in difficoltà. In pratica comprare low cost per fare plusvalenza in ogni modo.

Che in un’intervista così non si accenni al Sassuolo, alle sue dimensioni e alla sua ambizione è forse la parte più strana ed inaccettabile perché i tifosi non vanno allo stadio ad ammirare quadri. Certo c’è la parte estetica e l’occhio che vuole la sua parte, ma poi il tifoso medio gradirebbe vincere dopo essersi fatto 40 minuti di macchina.

La dimensione del campo è stata totalmente tralasciata in favore del mercato, con ancora 7 giornate da giocare e una rosa che dovrebbe restare concentrata sul finire bene la stagione. Uno strano modo di trattare quello che dovrebbe essere ancora calcio giocato, prima che fantamercato.

Dopo non chiediamoci però perché i tifosi non riescano ad affezionarsi ad una squadra che compra e rivende giocatori come titoli in borsa.